Vincenzo Conticello |
ROMA - "Dal 2005 sono nel mirino della mafia: ricevo minacce continue, soprattutto lettere anonime, cose dette e non dette che sono il linguaggio proprio della mafia. Ma non mi faccio intimidire. Certo, vivere sotto scorta è una libertà molto condizionata sia per me che per le persone a me vicine: quasi un'assenza di vita sociale rispetto a quella che conducevo prima. Ma la famiglia mi sostiene e mi incoraggia ad andare avanti". Parla serenamente Vincenzo Conticello all' aeroporto di Fiumicino davanti all'ultima "creatura" della sua famiglia, il "corner food" al centro del molo di imbarco D. "Dopo cinque anni di stop dovuto all'estorsione che abbiamo subito - sottolinea - cominciare proprio da Fiumicino è un buon punto di partenza per far decollare il nostro progetto di sviluppo e di espansione in Italia e all'estero". Conticello ha poi spiegato come, dal 2005, sia cambiata la sua vita: "Vivo sotto scorta da quando ho denunciato i miei estorsori. È una scelta che ho fatto tra il vivere sotto scacco oppure ribellarmi. Ho scelto la seconda via e, pur non avendo più una vita sociale, lo rifarei ancora". "Mi auguro - conclude - che ciò che ho fatto sia di esempio e che tanti altri imprenditori vittime del racket escano allo scoperto e denuncino chi gli sta chiedendo il 'pizzo'. I miei figli? Mi appoggiano e mi sostengono: ritengono che le mie scelte siano state quelle giuste e mi incoraggiano ad andare avanti su questa linea.
La Sicilia, 15/01/2011
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