Un momento del dibattito |
L’hanno scritto con la vernice rossa su uno striscione bianco: «la memoria non si cancella. 20 gennaio 1893». Sono i giovani del circolo Arci “20 Gennaio”, che non vogliono che si dimentichi. È successo già troppe volte. Adesso basta. Il 20 gennaio di 118 anni fa a Caltavuturo l’esercito (e qualche “civile”) spararono sui contadini che manifestavano per chiedere l’assegnazione delle terre di “Sangiovannello”. Ieri, in occasione del 118° anniversario della “Strage di San Sebastiano”, insieme a Libera, all’Anpi e al Comune, hanno organizzato diverse manifestazioni. La più significativa quella del pomeriggio, nei locali del museo civico, dove diversi interventi hanno rievocato i fatti del 20 gennaio e quello che significano ancora oggi per tutti noi. A cominciare da Antonino Musca, presidente del circolo, a cui sono seguiti l’assessore alla cultura Massimiliano Cerra, il professor Angelo Ficarra, già presidente del comitato per il centenario dei fasci, il coordinatore di Libera Sicilia Umberto Di Maggio e lo scrittore spagnolo Gonzalo Alvarez Garcia. A me è toccato portare il saluto della Camera del lavoro di Corleone, di Palermo e di Piana, ricordando che anche nel gennaio 1893 Bernardino Verro e i contadini corleonesi solidarizzarono con il movimento contadino di Caltavuturo.
E ho consegnato agli organizzatori il volantino autografo di Verro, conservato nell’archivio di Stato. «Alle ore 2½ di oggi – c’è scritto nel prezioso documento datato 29 gennaio 1893 - una rappresentanza del “Fascio dei lavoratori” e della “Nuova Età” si porterà al camposanto per deporre una ghirlanda in onore dei dieci martiri di Caltavuturo, saziati di piombo per aver chiesto pane e lavoro. Ogni socialista prenderà parte alla pia e mesta cerimonia, riflettendo che i caduti sotto la tirannica mitraglia erano poveri contadini e non ricchi banchieri o ladri senatori». Ha concluso il dibattito Ottavio Terranova, presidente dell’Anpi di Palermo. Poi tutti in corteo per la fiaccolata fino alla lapide che ricorda la strage, all’incrocio tra via Alfieri e via Vittorio Emanuele. Una lapide posta meritoriamente dal Comune sul luogo della strage nel 1993, dove però non sono riportati i nomi dei caduti. Forse allora non si conoscevano. Ma adesso invece si. Per questo è stato proposto di sostituire questa lapide con un’altra dove vengano incisi i nomi di tutti i caduti. I giovani del circolo hanno lanciato un’altra provocazione, intitolando “Piazza 20 Gennaio” lo slargo dove fu consumato l’eccidio. Con la speranza che per il prossimo anniversario lo diventi veramente.
Dino Paternostro
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