La fiaccolata di Partinico contro la mafia |
Una escalation di violenza che è iniziata a fine ottobre e proseguita il 3 novembre con l'incendio di macchina, casa e magazzino dell'imprenditore Saverio Lo Monaco. Poi è stata la volta della casa di campagna del vicepresidente del Consiglio provinciale di Palermo, Enzo Briganò (Mpa) e dell'escavatore di Giovanni Lo Monaco, fratello di Saverio. Un'altra auto è stata incendiata in via dell'Avvenire: era di un imprenditore edile tunisino di 26 anni. Poi un altro escavatore intestato ad 'impresa edile. Ieri pomeriggio sono scesi in piazza Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Cna, Legacoop e Secolo Ventuno, politici di Centro destra e di Centrosinistra, ma anche i sindacati, la società civile, la Chiesa, le scuole, amministratori. Ad aprire il corteo gli striscioni di Addiopizzo e degli studenti e poi il sindaco Salvatore Lo Biundo. Il corteo ha attraversato corso dei Mille e poi si è snodato su via Francesco Crispi fino a piazza Umberto I, di fronte al municipio. I clan sembrano avere rialzato la testa per spartirsi la torta degli appalti. «Tutta questa violenza sembra avere il solo obiettivo di ristabilire un'autorità unica - ha spiegato il procuratore di Palermo, Francesco Messineo -. A Partinico non esiste una sola associazione antiracket, una denuncia per estorsione. E non c'è stato un solo imprenditore che abbia ammesso di avere pagato il pizzo». «Questa guerra si combatte con il controllo del territorio e con l’attività investigativa - ha detto il prefetto Giuseppe Caruso - Per quanto riguarda il primo aspetto le forze dell'ordine hanno già implementato gli uomini in campo e riteniamo sufficienti questi numeri. Parallelamente, c'è una macchina investigativa che va a mille giri e che ha bisogno solo dei tempi tecnici per lo sviluppo finale».
La Sicilia, 17/11/2010
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