La famiglia si chiama adesso "officina". Per ordinare un omicidio dicono: "Mettilo in ferie". Fare un'estorsione: "Tingere". Così parlano i nuovi capimafia. I carabinieri li hanno intercettati per mesi e hanno scoperto che a Partinico avevano riorganizzato la più giovane e agguerrita cosca della mafia siciliana. Un insospettabile architetto di Palermo, Antonino Lu Vito, faceva da ambasciatore dei boss
La mafia siciliana cambia, per necessità. Se i padri sono rinchiusi al carcere duro, ci sono i figli ad occuparsi del clan. Poco importa che abbiano 24 o 28 anni. Leonardo e Giovanni Vitale, rampolli di Vito detto "Fardazza", sono arrivati nel giro di pochi mesi al vertice dello storico mandamento mafioso di Partinico. Prima toccò a Leonardo, ma a febbraio venne arrestato per rapina. A marzo, fu scarcerato il fratello Giovanni: prese lui lo scettro di capo mandamento. Ne aveva titolo: per ben due volte era già finito in manette per associazione mafiosa, la prima da minorenne. C'erano questi due giovanissimi dal cognome pesante dietro l'escalation di attentati che negli ultimi mesi ha seminato il terrore in provincia di Palermo. A scoprirlo sono stati i carabinieri del Gruppo di Monreale: nella notte, 23 persone sono finite in manette. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Francesco Del Bene e dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia hanno individuato il gruppo dirigente del clan voluto dai Vitale. Fra gli arrestati c'è anche un insospettabile architetto palermitano, Antonino Lu Vito: avrebbe fatto da tramite fra le cosche del mandamento di Partinico e quelle della città. Le intercettazioni hanno svelato soprattutto il nuovo vocabolario di Cosa nostra. La famiglia si chiama adesso "officina". Per ordinare un omicidio dicono: "Mettilo in ferie". Fare un'estorsione: "Tingere". Così parlano oggi i capimafia. Quando discutevano di consolidare gli equilibri all'interno del clan facevano sempre riferimento al "fabbricato". Oppure alla "fondazione". Nelle intercettazioni dei carabinieri ci sono gli affari del nuovo clan di Partinico: i Vitale costringevano gli imprenditori della zona a rivolgersi a una ditta di loro fiducia per la fornitura del cemento, la Edil Village, gestita da Alessandro Arcobascio e Alfonso Bommarito (anche loro finiti in manette). Nessun imprenditore si è mai ribellato al ricatto, anche se il cemento costava di più (per coprire la tangente a Cosa nostra). I nomi degli altri arrestati: Francesco Alfano, Gianfranco Brolo, Carmelo Culcasi, Francesco Paolo Di Giuseppe, Antonino Giambrone, Salvatore Lamberti, Antonio Lo Biundo, Lorenzo Lupo, Pietro Orlando, Elviro Paradiso, Roberto Rizzo, Santo Salvaggio, Alfonso Scalici, Francesco e Giovanni Battista Tagliavia, Gioacchino Guida e Ambrogio Corrao. La Repubblica-Palermo, 30.11.2010