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Vito e Massimo Ciancimino |
L'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, negli anni Settanta investì somme di denaro in alcune società riconducibili alla speculazione edilizia di Milano 2, voluta da Silvio Berlusconi. I profitti di questo investimento immobiliare Vito Ciancimino li ottenne negli anni Ottanta. Il retroscena dell'operazione economica è stato svelato ai magistrati da Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco, il quale ha ricostruito gli intrecci societari che legavano suo padre ad un altro imprenditore palermitano, Francesco Paolo Alamia, ex assessore democristiano ai Lavori Pubblici di Palermo, che trent'anni fa aveva molti interessi nel capoluogo lombardo. Ciancimino jr avrebbe fornito indicazioni ai magistrati per poter ricostruire i flussi economici provenienti dall'affare di Milano 2. Il sospetto che Alamia potesse essere uno dei riciclatori al servizio di Cosa nostra era stato sollevato dai pubblici ministeri di Palermo già nel 1996, quando avviarono un'indagine nei suoi confronti. Nella stessa inchiesta vennero coinvolti anche Berlusconi e Dell'Utri, perché ritenuti i terminali degli investimenti dei boss palermitani. L'indagine poi venne archiviata. Adesso, però, con le nuove dichiarazioni del giovane Ciancimino la Procura ha riaperto il fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati soltanto Alamia. Con la discrezione di una vecchia volpe abituata a muoversi con passi felpati nel labirinto degli affari siciliani, Alamia sarebbe tornato di nuovo a contattare Marcello Dell'Utri nei primi anni Novanta per proporgli alcuni investimenti immobiliari. Su questo intreccio fra politica, mafia e imprenditoria adesso ricominciano a indagare i pm di Palermo per far luce sui flussi di denaro dalla Sicilia a Milano e sui rapporti che i boss avrebbero cercato di allacciare proprio con il premier e il senatore.
L. A.
L'Espresso, 16 settembre 2010
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