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L'Etna |
CATANIA - L'Etna è interessato da un lento e continuo scivolamento verso il mare di un intero settore, che scorre pian piano su una superficie posta a circa quattro chilometri di profondità. Lo afferma uno studio sul fianco orientale del vulcano attivo più alto d'Europa recentemente pubblicato sulla rivista "Geophysical research letters" da un team di ricercatori dell'Irea-Cnr, Ingv e Università "Roma Tre. "Sin dai primi anni '90 - spiega Marco Neri, dell'Ingv di Catania - numerosi studi hanno dimostrato che i fianchi dei vulcani possono collassare sia attraverso deformazioni repentine, sia mediante movimenti molto più lenti, ma continui, che investono porzioni significative degli apparati vulcanici". "Lo studio - continua Neri - ha dimostrato che attualmente l'Etna è interessato da questo secondo tipo di movimento che, in alcuni periodi, accelera producendo terremoti ed evidenti deformazioni del suolo in corrispondenza dei margini tra il fianco instabile e la restante parte dell'apparato vulcanico". I ricercatori hanno messo in evidenza che lo spessore del fianco che collassa si aggira intorno ai 4 km. "Da tempo - conclude Neri - questi fenomeni sono sotto assiduo esame da parte della comunità scientifica, sia per i danni ai manufatti causati dalle faglie in movimento ai margini delle zone instabili, sia perché la stessa dinamica di fianco sembra effettivamente collegata alle eruzioni attraverso meccanismi non ancora completamente chiari e quindi meritevoli di attenzione".
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