lunedì, settembre 06, 2010

Lettera aperta di una precaria della scuola al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini

Egregio Ministro Gelmini, sono una DOCENTE PRECARIA di Diritto-Economia (A019) e di Sostegno (AD03) alla scuola superiore, che non milita in alcun partito, senza tessere ma con tanti titoli e che dopo tanti anni di formazione e di servizio è RIMASTA DISOCCUPATA GIA' NELL'A.S. 2009/2010 E SENZA POTERE SVOLGERE NEANCHE UN SOLO GIORNO DI SUPPLENZA NONOSTANTE L'INSERIMENTO NEL SALVA-PRECARI. Mi risponda, per favore, sono stata esclusa? oppure no? Potrò tornare a svolgere il lavoro che amo? E a vivere la mia semplice vita? Il nostro non è un precariato occasionale, ma strutturato attraverso lunghi e articolati percorsi formativi che i vari Governi che si sono succeduti hanno scelto per noi "prendere o lasciare" e dopo in tanti anni di sacrifici ci vediamo "tagliati" come degli stracci da riutilizzare non si sa bene quando e come. Certamente ciascuno di noi avrà le proprie idee politiche e non credo che questo, in un Paese libero e democratico, possa essere messo in discussione. Di sicuro molti, anche nel mondo della scuola, avranno votato l'attuale maggioranza così come alcuni staranno facendo propaganda politica contro il Governo per mere ambizioni personali, ma non faccia di tutta l'erba un fascio, non metta in dubbio la buona fede dei più che hanno chiesto un confronto serio e moderato e sono stati rinviati a giorni migliori...se e quando ce ne saranno. Accetti le nostre critiche disponendosi a discutere con noi senza pregiudizi che possano apparire pretestuosi.
La maggior parte siamo operatori della scuola senza secondi fini ma, ovviamente, delusi da questa riforma che non tiene conto della numerosità delle classi, delle scuole fatiscenti, della qualità della scuola pubblica che è la scuola dei più e non dei privilegiati, che non tiene conto dei precari rimasti disoccupati, o che hanno dovuto lasciare casa per non perdere il loro lavoro. Cosa farebbe lei se fosse costretta a lasciare la sua bambina per un tozzo di pane, perdendosi gli anni più importanti della sua vita come ha dovuto fare Caterina Altamore con i suoi 3 figlioletti? o cosa farebbe se, come Giacomo Russo, non avesse neanche la possibilità di metterla su una famiglia? o come me, che a 48 anni mi ritrovo a dovere ricominciare senza sapere da dove e come poterlo fare.Non si arrocchi freddamente nelle sue posizioni, ma ascolti le nostre istanze che sono quelle di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie che vedono mortificate la loro professionalità e l'istruzione pubblica che è patrimonio di tutti. Il lavoro, la cultura, la famiglia non possono essere sottovalutati o sviliti per ragioni di opportunità economica, perché sono valori indispensabili per la dignità dell'intera società.
Liella Stagno

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