Giuseppe Ayala |
di GIUSEPPE AYALA
"Da oltre diciotto anni Cosa nostra non ammazza più né magistrati, né poliziotti, né uomini politici, né giornalisti. Per fortuna, mi pare superfluo aggiungere", afferma l'ex magistrato del pool antimafia. "Non è forse, allora, giunto il momento di avviare una responsabile, sia pur graduale, rivisitazione delle scorte in circolazione?"
Il tasto è delicato, lo so. Ma lo affronto lo stesso. Le scorte che notiamo al seguito di magistrati e uomini politici rispondono ad un'esigenza reale, o non sono altro che residui di un'epoca per fortuna alle nostre spalle? Propendo decisamente per la seconda ipotesi. Il primo ad essere scortato a Palermo fu Giovanni Falcone. Eravamo agli albori degli anni ottanta. Cosa Nostra aveva inaugurato una nuova strategia, quella di contrapporsi militarmente allo Stato uccidendone i servitori che, con il loro operato, ostacolavano gli interessi mafiosi. Erano stati vilmente trucidati, tra gli altri, Boris Giuliano, il colonnello Russo, Cesare Terranova, Piersanti Mattarella, il procuratore della Repubblica Gaetano Costa. Ed anche un giornalista, Mario Francese. LEGGI TUTTO
"Da oltre diciotto anni Cosa nostra non ammazza più né magistrati, né poliziotti, né uomini politici, né giornalisti. Per fortuna, mi pare superfluo aggiungere", afferma l'ex magistrato del pool antimafia. "Non è forse, allora, giunto il momento di avviare una responsabile, sia pur graduale, rivisitazione delle scorte in circolazione?"
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