Uno scorcio del museo della mafia di Salemi |
martedì, agosto 31, 2010
Salemi. Incendiato il portone del Museo della mafia
Partorisce in bagno da sola: terzo scandalo al Policlinico di Messina
Dopo la lite tra i due medici e la morte sospetta di una sessantenne, nuovo caso di presunta malasanità nella stessa struttura di Messina: protagonista una donna che aveva programmato un aborto terapeutico
MESSINA - Al Policlinico di Messina, al centro delle cronache in questi giorni per la lite tra due medici in sala parto, nel giugno scorso si è verificato un altro caso di presunta malasanità, che ha portato la Procura a vagliare la posizione di sette persone tra medici e infermieri del reparto di Ostetricia. La vicenda riguarda una donna di 37 anni che aveva programmato un aborto terapeutico per gravi malformazioni del feto. Ma nella notte tra l'11 e il 12 giugno la donna avrebbe partorito nel bagno della sua stanza, aiutata dalla madre e senza assistenza medica. Qualche ora prima la paziente aveva iniziato ad avere le contrazioni e solo dopo insistenti pressioni si era presentato un infermiere del reparto che, secondo il racconto della donna, le avrebbe detto che nessuno dei medici di guardia sarebbe intervenuto in quanto erano tutti obiettori di coscienza e che quindi l'aborto sarebbe stato praticato il giorno dopo da un altro medico. Ma gli eventi sono precipitati e la donna ha partorito, senza alcuna assistenza dei sanitari, in bagno. Policlinico dunque sempre più nella bufera. Dopo l'episodio della lite in sala parto, che ha avuto pesanti conseguenze su una puerpera e sul suo bambino, e un'inchiesta aperta dalla procura di Messina sul decesso di una donna di 60 anni, avvenuto alcuni giorni fa, ecco un'altra vicenda che ha tutti i crismi della malasanità.
31.08.2010
Il Policlinico di Messina |
31.08.2010
Corleone. Diario dal campo di lavoro sui terreni confiscate alla mafia: Pomodori, pomodori ed ancora pomodori.
La meglio gioventù... |
Marino e Irene
30 agosto 2010
lunedì, agosto 30, 2010
Feudo Verbumcaudo, nuova intimidazione al sindacalista della Cgil Vincenzo Liarda
Vincenzo Liarda della Cgil |
Corleone, il sindaco Iannazzo si "arruola" nei berluscones...
Nino Iannazzo |
Prendiamo atto (fino a prova del contrario) che il sindaco di Corleone si è arruolato nelle truppe del cavaliere Silvio Berlusconi, ormai affermato campione di legalità, trasparenza, rispetto per le istituzioni e per le persone… Una scelta, quella di Iannazzo, in “evidente” e “grande” coerenza con le performance “antimafiose” con cui si esibisce a Corleone. (d.p.)
30.8.2010
Svolta della Chiesa valdese: sì alla benedizione delle coppie gay
Per la prima volta in Italia una Chiesa cristiana, la Chiesa evangelica valdese, ha dato il suo avallo alla benedizione delle coppie gay, sia pure previo il consenso delle singole chiese locali. Si tratta di una novita' assoluta e del primo segnale di apertura, anche nel nostro Paese, a un riconoscimento delle unioni omosessuali da parte di una comunita' cristiana. Il Sinodo valdese, infatti che si tiene in questi giorni a Torre Pellice, in provincia di Torino, ha sancito, al termine di un lungo dibattito, la possibilita' di dare la ''benedizione'' alle coppie dello stesso sesso. ''A conclusione di un lungo, articolato ed approfondito dibattito'' si afferma infatti in un comunicato, nella tarda serata di mercoledi', ''il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha approvato con un ordine del giorno la benedizione di coppie dello stesso sesso, laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni''. ''Una clausola impostasi - si spiega - data l'impossibilita' emersa nel corso delle discussione di un 'si' incondizionato reputato ancora prematuro. L'accento e' posto infatti sul percorso di maturazione delle stesse coppie e delle rispettive comunita' locali. La decisione e' stata presa con 105 voti favorevoli, 9 contrari, e 29 astenuti''. ''Un passo in avanti chiaro e netto, certo, ma da collocare in un percorso che andra' ancora meglio definito, soprattutto per quanto attiene il rapporto tra le chiese e le stesse coppie omoaffettive'', e' stato a caldo il commento del presidente del Sinodo, Marco Bouchard. ''Il Sinodo - si spiega - riconosce le differenze nel percorso di integrazione e riconoscimento delle persone omosessuali nelle chiese locali, ed invita al rispetto delle diverse sensibilita' dei membri di chiesa''. Al tempo stesso il Sinodo ''consapevole del fatto che la benedizione, nel contesto esclusivamente liturgico e pastorale delle nostre chiese, testimonia un riconoscimento ed una condivisione annunciata e proclamata della Grazia di Dio rivolta ad ogni creatura umana, esprime con forza la sua convinzione che le parole e la prassi di Gesu', cosi' come esse ci sono testimoniate negli Evangeli, non possono che chiamarci all'accoglienza di ogni esperienza e di ogni scelta improntate all'amore quale dono di Dio, liberamente e consapevolmente vissuto e scelto''. Di conseguenza, il Sinodo chiede alle chiese di approfondire la riflessione sulla realta' omosessuale all'interno delle chiese stesse e della societa'. Chiede inoltre che, ''ove sorelle e fratelli membri della nostra Chiesa o appartenenti ad una Chiesa evangelica richiedano la benedizione di una unione omosessuale, si proceda nel cammino di condivisione e testimonianza e, laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni, essa si senta libera di prendere le decisioni conseguenti, rimanendo in costruttivo contatto con gli appositi organismi''. E alle istituzioni politiche del nostro paese rivolge una richiesta ben precisa: ''attenzione verso la situazione di discriminazione delle persone gay-lesbiche-bisex e transessuali, e in particolare la regolamentazione dei diritti delle coppie di fatto''.
Palermo. Uno sportello antiracket nel locale confiscato al boss mafioso Bernardo Provenzano
Enrico Colajanni |
lunedì 30 agosto 2010
Lite in sala parto: Cracolici, licenziare medici responsabili. “Episodio che ha messo a rischio i pazienti e ha danneggiato la Sicilia”
“Il direttore generale dell’azienda Policlinico di Messina provveda al licenziamento di chi si è reso responsabile di un episodio assurdo che non solo ha messo a rischio la vita della donna e del neonato, ma ha provocato un danno a tutta la sanità siciliana e ai tanti professionisti che, con serietà, lavorano ogni giorno per offrire un servizio migliore alla Sicilia”. Lo dice Antonello Cracolici, presidente del gruppo PD all’Ars, a proposito della lite in sala parto al Policlinico di Messina. “Attendiamo l’esito delle indagini - aggiunge – ma sono certo che, se i fatti fossero confermati, nessun giudice del lavoro potrebbe reintegrare i responsabili di questa vicenda. Mi auguro inoltre che l’Ordine dei medici avvii immediatamente le procedure necessarie ad espellere chi, evidentemente, non è in grado di svolgere questa professione”.
In 4.000 contro il ponte sullo Stretto. "No alle trivelle nei nostri condomini"
Manifestazione di protesta nel villaggio Torre Faro di Messina. Molti residenti, ma anche comitati e politici: "Più importanti le opere per evitare il dissesto idrogeologico"
MESSINA - Circa 4 mila persone hanno manifestato ieri pomeriggio nel villaggio di Torre Faro a Messina contro la realizzazione del ponte sullo Stretto. Il corteo, formato da semplici cittadini di Torre Faro, il rione dove dovrebbe sorgere il ponte, esponenti della Retenoponte, rappresentanti di numerosi associazioni e del mondo politico, è partito da dove si trovano le trivelle della società Stretto di Messina che sta effettuando i sondaggi per la costruzione del ponte. "E' stata una manifestazione pacifica, tutto è andato bene - ha detto Tonino Cafeo, della Retenoponte -. C'è stata molta partecipazione da parte degli abitanti del posto che hanno messo in piedi anche un proprio comitato e non vogliono che le trivelle entrino nei loro condomini". "Riteniamo importante - ha aggiunto Cafeo - realizzare opere utili anche per evitare il dissesto idrogeologico che a Messina e provincia ha causato molti danni. Infatti saremo di nuovo in piazza simbolicamente proprio il 2 ottobre, il giorno dopo l'anniversario annuale del nubifragio di Messina. Da sottolineare la presenza di molti artisti, tra i quali i componenti dell'associazione 'Consequenze' che hanno messo in scena una rivisitazione dell'opera 'Gastone' di Ettore Petrolini".
29/08/2010
Bagnasco sulla Fiat: «Seguire le parole di Napolitano»
Il cardinale Angelo Bagnasco |
Palermo, finisce in ospedale il precario in sciopero della fame
Pietro Di Grusa |
di SALVO INTRAVAIA
Il collaboratore scolastico Pietro DI Grusa è stato nuovamente ricoverato all'ospedale Villa Sofia dopo che aveva avuto un malore. La protesta contro i tagli era cominciata il 17 agosto
È stato ricoverato per la terza volta in ospedale Pietro Di Grusa, il collaboratore scolastico palermitano in sciopero della fame dal 17 agosto contro i tagli al personale previsti dal governo nazionale. I medici lo hanno costretto a sospendere la protesta. "Alle 11, Pietro ha avvertito un malore tale da convincerlo a fare chiamare l'ambulanza", racconta Silvia Bisagna, supplente di Inglese. I medici hanno consigliato il ricovero. Di Grusa, stremato dal caldo e dal digiuno, questa volta ha accettato. "Il tutto avviene - continua la precaria - nell'indifferenza assoluta delle istituzioni, sedicenti democratiche, ma Pietro è circondato dall'affetto e dal supporto di tanti colleghi, amici e anche semplici passanti". Di Grusa è disidratato e malconcio per avere anche sospeso i farmaci per la cardiopatia di cui è affetto. Dopo alcune cure, i sanitari di Villa Sofia lo hanno dimesso con un "piano di rientro" che lo riabitui ad alimentarsi gradualmente. "Appena starò un po' meglio - dichiara - tornerò in piazza". Salvo Altadonna, sostenuto dai colleghi, continua invece la protesta in via Praga, davanti all'Ufficio scolastico regionale di Palermo. Martedì si recherà a Catania e Caltanissetta per sostenere le manifestazioni dei colleghi catanesi e nisseni. E da domani, quello di via Praga si trasformerà in un sit-in permanente. Lo ha annunciato il coordinamento precari della Flc Cgil. Sul fronte romano, Giacomo Russo e Caterina Altamore, sostenuti da un folto gruppo di precari provenienti da diverse città italiane, proseguono lo sciopero della fame nella capitale. Oggi hanno fatto tappa in viale Trastevere, dove ha sede il ministero dell'Istruzione. "Ma ci trasferiamo - dice Russo - nuovamente a piazza Montecitorio. Sospenderemo lo sciopero solo dopo un dibattito pubblico con la Gelmini". E, intanto, incassano la solidarietà di Nichi Vendola. "Non posso che sentirmi vicino a Pietro, Salvo e Giacomo e a tutti coloro che si stanno battendo per salvare il futuro dei nostri giovani, del nostro paese e della nostra scuola, chiedendo al governo di ritirare la legge 133", dichiara il governatore della Puglia.Il collaboratore scolastico Pietro DI Grusa è stato nuovamente ricoverato all'ospedale Villa Sofia dopo che aveva avuto un malore. La protesta contro i tagli era cominciata il 17 agosto
(La Repubblica, 28 agosto 2010)
domenica, agosto 29, 2010
Oggi l'anniversario dell'omicidio di Libero Grassi. Addiopizzo: "Testimone di grande onestà"
L'imprenditore Libero Grassi |
29 agosto 2010
Corleone. Diario dai campi di lavoro confiscati alla mafia: Toscani e non solo!!
L'incontro alla Camera del lavoro con Dino Paternostro |
Tornando verso casa Caponnetto, abbiamo avuto una piacevole chiacchierata con una anziana che prendeva il fresco e le abbiamo raccontato chi siamo e cosa facciamo. Stasera grande festa per il compleanno di Patrizia, moglie di Pino Maniaci, il quale ne ha approfittato per farci vedere la puntata del suo TG con la iena Pif, e un servizio sulla cooperativa. Cena siciliana: immancabile pasta al POMODORO, arancini di riso, polpettine di patate e fantastica cassata siciliana. Chi giocherà a lupus, chi uscirà, chi dormirà, chi spettegolerà. In ogni caso a letto presto: domani è un altro giorno nei campi!
Adele ed Elisabetta
Corleone 27 agosto 2010
sabato, agosto 28, 2010
La borghesia mafiosa di Reggio Calabria
di ALBERTO CISTERNA*
A Reggio Calabria si sta consumando uno scontro dal quale potrebbero emergere indicazioni vincolanti per chi voglia veramente porsi il problema di cancellare le mafie. Cosa sta accadendo nella città dello Stretto? Uso immagini suggerite dal procuratore Pietro Grasso e da altri osservatori. Succede che un potere «altro» dalla ‘ndrangheta, e quindi «oltre» la mafia, utilizza per i propri obiettivi le cosche senza escludere, quando serve, la componente militare. Da più parti si sostiene che dietro l’ennesimo attentato, il più grave, contro il procuratore generale Di Landro, si dipanino le strategie di una ‘ndrangheta fortemente saldata a zone oscure della società calabrese e che la scelta di colpire a fondo il capo della magistratura inquirente sia il frutto di un convergente interesse delle cosche e di non meglio identificati poteri occulti.
* Sostituto procuratore Antimafia
LEGGI TUTTO
A Reggio Calabria si sta consumando uno scontro dal quale potrebbero emergere indicazioni vincolanti per chi voglia veramente porsi il problema di cancellare le mafie. Cosa sta accadendo nella città dello Stretto? Uso immagini suggerite dal procuratore Pietro Grasso e da altri osservatori. Succede che un potere «altro» dalla ‘ndrangheta, e quindi «oltre» la mafia, utilizza per i propri obiettivi le cosche senza escludere, quando serve, la componente militare. Da più parti si sostiene che dietro l’ennesimo attentato, il più grave, contro il procuratore generale Di Landro, si dipanino le strategie di una ‘ndrangheta fortemente saldata a zone oscure della società calabrese e che la scelta di colpire a fondo il capo della magistratura inquirente sia il frutto di un convergente interesse delle cosche e di non meglio identificati poteri occulti.
* Sostituto procuratore Antimafia
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Oggi quotidiano cartaceo, domani Digital Magazine. La rivoluzione tecnologica dell'editoria non conosce soste
di Domenico Giardina
Ormai bisogna rassegnarsi. I quotidiani così come li conosciamo sono destinati ad andare incontro a una progressiva scomparsa o a rimanere un prodotto di nicchia per nostalgici o per chi non può fare a meno di averlo tra le mani e sentire il contatto delle dita con la carta. Con l’arrivo dell’iPad e degli altri tablet che presto gili faranno concorrenza (qualcuno è già sbarcato sul mercato) l’esperienza di leggere un quotidiano è destinata a diventare multimediale. Il Digital Magazine sembra essere il futuro dell’editoria. Il digital magazine è una via di mezzo che unisce il piacere di sfogliare (su video, ovviamente) il giornale così come tutti lo conosciamo, a contenuti multimediali sempre più sorprendenti, siano essi video, foto o qualsiasi altro nuovo ritrovato come le immagini che parlano o testi che scivolano via una volta letti fino all’ultima riga. Una via di mezzo tra il sito web e il giornale, quindi, che diverse aziende nel mondo hanno colto come possibilità e per questo motivo stanno cercando di implementare nuove tecnologie per sfruttare le potenzialità dei tablet. Attualmente sono pochi i digital magazine veri e propri in circolazione. Sugli utenti hanno fatto presa le classiche applicazioni che permettono di sfogliare il quotidiano già dalle prime ore del mattino, senza doversi recare all’edicola. Un’esperienza che, in molti casi, non aggiunge null’altro alla semplice lettura. Un esempio di digital magazine puro è la rivista tecnologica Wired, la prima a proporsi come vero e proprio digital magazine con tutti i vantaggi del caso. La risposta degli utenti, al momento, non è stata delle migliori. Ma l’impressione è che i numeri siano destinati a crescere. Anche gli editori sembrano puntare forte sul nuovo formato, nonostante la sua gestione richieda una redazione dedicata. E se questa, un giorno, dovesse soppiantare quella classica? A oggi non ci è dato saperlo ma tra qualche tempo ogni curiosità verrà soddisfatta. Anche con un semplice tocco di un indice su uno schermo.
SiciliaInformazioni, 28 agosto 2010
Mafia. Confindustria, Legacoop ed Ance hanno aderito al decalogo antiracket proposto da LiberoFuturo e Addiopizzo: "Espulso chi viene indagato"
Enrico Colajanni, presidente di "Libero Futuro" |
Faraone lancia la sfida a Cammarata e annuncia: "Mi candido a sindaco di Palermo"
Davide Faraone |
28 agosto 2010
I precari della scuola alla Camera: "Costretti a lasciare la Sicilia"
Roma, protesta davanti a Montecitorio contro i tagli "truffa". Un'altra insegnante comincia lo sciopero della fame: "In Sicilia ci sono zero posti, dopo 14 anni di lavoro a Palermo dovrò andare via" . ROMA - Hanno preso un aereo alle 8.30 del mattino da Palermo per proseguire la loro protesta nella capitale, dove si è più vicini alla cabina di comando. Qui si sono uniti a un gruppo di insegnanti e tecnici della scuola di Roma e delle regioni del Sud: alcune decine di precari hanno partecipato a un sit-in davanti alla Camera cercando adesioni per formare un coordinamento nazionale che scenda in piazza e chieda con forza di ritirare la riforma Gelmini. "La scuola pubblica non si tocca, la difenderemo con la lotta", lo slogan scandito mostrando uno striscione con su scritto "Tagli alla scuola: una truffa per tutti" a piazza Montecitorio, che nell'ultimo anno è stata teatro di molte battaglie per il posto di lavoro. In serata protesta in viale Trastevere, davanti al ministero dell'Istruzione, dove un piccolo gruppo passerà la notte. Tra i manifestanti due precari siciliani, Giacomo Russo, di Palermo, in sciopero della fame da dieci giorni, e Caterina Altamore, maestra precaria alle elementari da 14 anni, che da oggi inizia l'astensione dal cibo. L'intenzione è quella di proseguire a oltranza: "Fino a che il ministro Gelmini non accetterà un incontro pubblico e mi convincerà - specifica Russo - che la sua riforma farà bene alla scuola". Si tratta, assicura, non di una battaglia di una categoria, quella dei precari, ma per il futuro della scuola pubblica "e se abbiamo la forza di metterci insieme il governo dovrà cedere, perché noi siamo il Paese reale, loro sono virtuali e provvisori". Caterina Altamore è amara: "Dopo 14 anni di insegnamento a Palermo sono costretta ad andare a lavorare in Lombardia, in coda nelle graduatorie; in Sicilia ci sono zero posti, a Brescia forse avrò un incarico, ma ancora non ne sono sicura". Ad appoggiare la protesta la Flc-Cgil e i sindacati di base. "La Cgil scuola - assicura il segretario, Mimmo Pantaleo, presente al sit in - non intende adottare un atteggiamento supino. Non ci interessa quello che fanno gli altri sindacati subalterni che accettano tutto quello che ha proposto il governo".
Aiello lascia il carcere e torna a Bagheria
di SALVO PALAZZOLO
Il "re" della sanità libero dopo la condanna a 15 anni. I giudici: "Non può fuggire"
Era tornato in carcere a gennaio, dopo la sentenza della corte d'appello che gli aveva aggravato la condanna per associazione mafiosa, da 14 anni a 15 anni e mezzo. Michele Aiello, il re mida della sanità privata siciliana accusato di essere stato in affari con Bernardo Provenzano, è nuovamente in libertà: ieri pomeriggio, dopo la decisione del tribunale del riesame di Palermo, ha lasciato il carcere milanese di Opera. Secondo il collegio presieduto da Fabio Marino (giudice relatore, Luisa Anna Cattina), non c'è il pericolo che fugga. Aiello è tornato nella sua Bagheria, ma le ville di Aspra, Santa Flavia e Ficarazzi in cui un tempo trascorreva l'estate sono ormai confiscate. L'ex manager ha solo l'obbligo di presentarsi tre volte alla settimana in commissariato e di non lasciare l'Italia. La scarcerazione di Michele Aiello arriva al culmine di una lunga battaglia giudiziaria. Il primo appello degli avvocati Sergio Monaco e Michele De Stefani era stato respinto dal tribunale del riesame: a marzo, i giudici che componevano quel collegio ritennero che Aiello potesse fuggire. A luglio, la Corte di Cassazione ha invece accolto le argomentazioni della difesa, annullando con rinvio il provvedimento dei giudici di Palermo. Il 23 luglio scorso, il tribunale del riesame è tornato a valutare il caso Aiello: la decisione è stata depositata ieri mattina. I giudici sostengono che l'imprenditore abbia mantenuto sempre un comportamento inappuntabile durante il periodo degli arresti domiciliari, concessi per motivi di salute dal 26 marzo 2004, quattro mesi dopo il blitz della Procura e dei carabinieri, e mantenuti fino al 3 novembre 2006. Poi, Aiello era tornato in libertà, mantenuta anche dopo la condanna di primo grado. Il mese scorso, l'imprenditore è stato ricoverato al centro clinico di Opera, ma prima di qualsiasi cura è arrivata la scarcerazione. Sono così tutti i liberi i protagonisti della rete riservata di Michele Aiello, che avrebbe carpito notizie riservate di indagini antimafia per passarle ai boss. Nonostante la corte d'appello abbia aggravato il verdetto: 7 anni, invece di 5 per l'ex presidente della Regione Totò Cuffaro (oggi senatore), con l'aggravante di aver favorito Cosa nostra; 8 anni, invece di 7 per l'ex esperto di microspie del Ros, Giorgio Riolo (che si è dimesso dall'Arma), condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e non più per favoreggiamento. L'ex maresciallo della Dia, Giuseppe Ciuro (tornato nei ranghi della Finanza), ha scelto di essere giudicato col rito abbreviato e l'originaria accusa di concorso esterno è diventata favoreggiamento semplice. Così, dei 4 anni e 8 mesi della condanna 3 sarebbero scontati con l'indulto. Ciuro attende adesso il verdetto definitivo della Cassazione. Ad Aiello sono stati invece confiscati beni per 800 milioni di euro.
Fonte: a Repubblica
Michele Aiello |
Era tornato in carcere a gennaio, dopo la sentenza della corte d'appello che gli aveva aggravato la condanna per associazione mafiosa, da 14 anni a 15 anni e mezzo. Michele Aiello, il re mida della sanità privata siciliana accusato di essere stato in affari con Bernardo Provenzano, è nuovamente in libertà: ieri pomeriggio, dopo la decisione del tribunale del riesame di Palermo, ha lasciato il carcere milanese di Opera. Secondo il collegio presieduto da Fabio Marino (giudice relatore, Luisa Anna Cattina), non c'è il pericolo che fugga. Aiello è tornato nella sua Bagheria, ma le ville di Aspra, Santa Flavia e Ficarazzi in cui un tempo trascorreva l'estate sono ormai confiscate. L'ex manager ha solo l'obbligo di presentarsi tre volte alla settimana in commissariato e di non lasciare l'Italia. La scarcerazione di Michele Aiello arriva al culmine di una lunga battaglia giudiziaria. Il primo appello degli avvocati Sergio Monaco e Michele De Stefani era stato respinto dal tribunale del riesame: a marzo, i giudici che componevano quel collegio ritennero che Aiello potesse fuggire. A luglio, la Corte di Cassazione ha invece accolto le argomentazioni della difesa, annullando con rinvio il provvedimento dei giudici di Palermo. Il 23 luglio scorso, il tribunale del riesame è tornato a valutare il caso Aiello: la decisione è stata depositata ieri mattina. I giudici sostengono che l'imprenditore abbia mantenuto sempre un comportamento inappuntabile durante il periodo degli arresti domiciliari, concessi per motivi di salute dal 26 marzo 2004, quattro mesi dopo il blitz della Procura e dei carabinieri, e mantenuti fino al 3 novembre 2006. Poi, Aiello era tornato in libertà, mantenuta anche dopo la condanna di primo grado. Il mese scorso, l'imprenditore è stato ricoverato al centro clinico di Opera, ma prima di qualsiasi cura è arrivata la scarcerazione. Sono così tutti i liberi i protagonisti della rete riservata di Michele Aiello, che avrebbe carpito notizie riservate di indagini antimafia per passarle ai boss. Nonostante la corte d'appello abbia aggravato il verdetto: 7 anni, invece di 5 per l'ex presidente della Regione Totò Cuffaro (oggi senatore), con l'aggravante di aver favorito Cosa nostra; 8 anni, invece di 7 per l'ex esperto di microspie del Ros, Giorgio Riolo (che si è dimesso dall'Arma), condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e non più per favoreggiamento. L'ex maresciallo della Dia, Giuseppe Ciuro (tornato nei ranghi della Finanza), ha scelto di essere giudicato col rito abbreviato e l'originaria accusa di concorso esterno è diventata favoreggiamento semplice. Così, dei 4 anni e 8 mesi della condanna 3 sarebbero scontati con l'indulto. Ciuro attende adesso il verdetto definitivo della Cassazione. Ad Aiello sono stati invece confiscati beni per 800 milioni di euro.
Fonte: a Repubblica
venerdì, agosto 27, 2010
Reggio, nuovo attacco della 'ndrangheta: bomba contro la casa del Procuratore
Il P.G. di Reggio Calabria, Di Landro |
di GIUSEPPE BALDESSARRO
L'ordigno nella notte, in una zona centrale e particolarmente controllata: nessun ferito. Il magistrato era in casa con la moglie. Il procuratore Antimafia Grasso: "Prosegue la sfida alle istituzioni". Centinaia a sit-in di solidarietà sotto casa del giudice REGGIO CALABRIA - Questa volta il segnale è stato chiarissimo. Non ci sono dubbi sul fatto che nel mirino ci sia il Procuratore Generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. Stanotte, pochi minuti prima delle 2, una bomba è stata fatta esplodere davanti al portone del palazzo in cui vive il magistrato reggino. Un boato che ha divelto il portone d'ingresso, devastato l'atrio e procurato danni ad alcune abitazioni vicine. Solo danni materiali, per fortuna nessun ferito. Di Landro abita tra l'altro in pieno centro, a Parco Caserta, zona residenziale della città dello Stretto. Un dedalo di viuzze molto frequentate a tutte le ore, anche in agosto. "Contro di me, a partire dall'attentato a gennaio contro la Procura generale, c'é stata una tensione malevola e delittuosa crescente, da parte della criminalità organizzata, che si è personalizzata", ha dichiarato Di Landro, facendo riferimento alla bomba fatta esplodere la scorsa notte contro la sua abitazione. "Vogliono farmela pagare, evidentemente, per il fatto che ho sempre ed in ogni circostanza fatto il mio dovere di magistrato". LEGGI TUTTO
L'ordigno nella notte, in una zona centrale e particolarmente controllata: nessun ferito. Il magistrato era in casa con la moglie. Il procuratore Antimafia Grasso: "Prosegue la sfida alle istituzioni". Centinaia a sit-in di solidarietà sotto casa del giudice REGGIO CALABRIA - Questa volta il segnale è stato chiarissimo. Non ci sono dubbi sul fatto che nel mirino ci sia il Procuratore Generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. Stanotte, pochi minuti prima delle 2, una bomba è stata fatta esplodere davanti al portone del palazzo in cui vive il magistrato reggino. Un boato che ha divelto il portone d'ingresso, devastato l'atrio e procurato danni ad alcune abitazioni vicine. Solo danni materiali, per fortuna nessun ferito. Di Landro abita tra l'altro in pieno centro, a Parco Caserta, zona residenziale della città dello Stretto. Un dedalo di viuzze molto frequentate a tutte le ore, anche in agosto. "Contro di me, a partire dall'attentato a gennaio contro la Procura generale, c'é stata una tensione malevola e delittuosa crescente, da parte della criminalità organizzata, che si è personalizzata", ha dichiarato Di Landro, facendo riferimento alla bomba fatta esplodere la scorsa notte contro la sua abitazione. "Vogliono farmela pagare, evidentemente, per il fatto che ho sempre ed in ogni circostanza fatto il mio dovere di magistrato". LEGGI TUTTO
Marchionne: "Basta lotta operai-padrone. Su Melfi accetto l'invito di Napolitano"
Sergio Marchionne |
E il Capo dello Stato lo ringrazia: "Nessuno si sottragga al confronto". Da Rimini l'ad della Fiat si rivolge anche a Epifani: "Sono disponibile a incontrarlo, è una persona che rispetto". Il segretario: "Gli spiegherò perché sbaglia". Gli operai licenziati: "Se non ha paura della verità venga qui da noi"
RIMINI - Ha difeso con forza la posizione della Fiat nella vicenda che vede protagonisti i tre operai licenziati di Melfi 1, ha sottolineato l'importanza della scelta di investire a Pomigliano d'Arco, chiedendo un maggiore apprezzamento per l'operato del gruppo automobilistico in Italia, soprattutto ha criticato a fondo il sistema industriale italiano. Per Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, che oggi a Rimini ha tenuto un attesissimo intervento al Meeting di Comunione e Liberazione, il sistema italiano deve superare definitivamente il conflitto "operai-padrone", ma soprattutto deve innovarsi, aprirsi alla globalizzazione, capire che non si può investire se i lavoratori non tengono fermi gli impegni assunti. "Fino a quando non ci lasciamo alle spalle i vecchi schemi non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti", ha affermato Marchionne. A margine dell'intervento, l'amministratore delegato del Gruppo Fiat ha tenuto poi a precisare che nel suo discorso non c'era una critica nei confronti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che alcuni giorni fa rispondendo ai tre lavoratori licenziati aveva invitato l'azienda a rispettare la sentenza della magistratura: "Ho grandissimo rispetto per il presidente della Repubblica come persona e per il suo ruolo istituzionale. Per la sua posizione istituzionale accetto quello che ha detto come un invito a trovare una soluzione" alla vicenda di Melfi.
Una disponibilità per la quale più tardi il presidente della Repubblica lo ha ringraziato. "Anche in Italia si sa apprezzare lo straordinario sforzo compiuto per rilanciare l'azienda e proiettarla nel mondo di oggi - si legge nel messaggio di Napolitano a Marchionne - fronteggiando l'imperativo del cambiamento che nasce dalle radicali trasformazioni in atto sul piano globale. Su questo terreno non possono sottrarsi al confronto le istituzioni e le parti sociali, nessuna esclusa".
Sempre al termine della conferenza, Marchionne si è detto disponibile anche a incontrare il segretario della Cgil Sergio Epifani: "Sono totalmente aperto anch'io a parlare con Epifani. E' una persona che rispetto, con un profilo intellettualmente onesto". A stretto giro arriva la risposta del segretario della Cgil, intervistato dal Tg1. Sono "pronto ad incontrare Marchionne", ha detto Epifani, ma questo per "spiegargli perché sbaglia nel suo oltranzismo. Non serve un braccio di ferro, ci vuole il dialogo".
Fonte: La Repubblica
Istat, boom del lavoro "intermittente": aumentato del 75% tra il 2007 e il 2009
Lavoro intermittente... nei ristoranti |
Chi è assunto con questo tipo di contratto lavora circa un terzo dei colleghi a tempo indeterminato, e ricopre per la stragrande maggioranza posizioni con bassa qualifica. Sono utilizzati soprattutto nel settore alberghi e ristoranti
ROMA - Tra il 2009 e il 2007 il lavoro a chiamata è aumentato del 75 per cento: a rilevarlo è l'Istat, che precisa che le imprese che hanno utilizzato almeno un 'lavoratore intermittente' nel 2007 erano 48.000, due anni dopo erano quasi raddoppiate, con una forte concentrazione (54,5 per cento) nel settore degli alberghi e ristoranti. Infatti ognuna di queste imprese occupa in media 2,8 lavoratori a chiamata, che costituiscono il 37 per cento dei dipendenti dell'impresa. Il lavoro a chiamata è stato introdotto dalla legislazione italiana nel 2004, ricorda l'Istituto di Statistica, ma solo dal 2006 è diventato possibile raccogliere ed esaminare i dati, perché nel frattempo l'Inps aveva definito la relativa disciplina previdenziale. La crescita dei contratti di questo tipo viene rilevata nell'arco di due anni, e non di anno in anno perché a un certo punto, nella prima metà del 2008, era intervenuta una modifica della legislazione che ne limitava l'applicazione ai settori del turismo e dello spettacolo. Ma nel luglio dello stesso anno è stata ripristinata la disciplina precedente, e così i contratti a chiamata hanno ricominciato a crescere fino a raggiungere le 111.000 unità.
Gli 'intermittenti' sono soprattutto operai. Le imprese ricorrono al contratto di lavoro intermittente quasi esclusivamente per coprire posizioni lavorative con qualifica operaia, che rappresentano il 90 per cento circa del totale, rileva l'Istat, con un massimo di oltre il 98 per cento nel settore degli alberghi e ristoranti. I dipendenti a chiamata inquadrati come impiegati costituiscono una quota significativa solo nel settore del commercio (36 per cento circa nel 2007 e 30 per cento nel 2009).
Lavorano un settimo degli altri dipendenti. I lavoratori a chiamata lavorano molto meno dei colleghi che hanno un contratto a tempo indeterminato: infatti l'Istat ha rilevato come nel settore degli alberghi e ristoranti "la quantità di ore lavorate per posizione lavorativa rappresenta meno di un settimo dell'orario full time previsto dai contratti collettivi applicati in questo comparto". Il mese in cui si lavora di più è ovviamente agosto. Nel 2009 il numero medio delle ore pro capite mensili era pari a 30,8, e il valore più elevato si registrava nel settore delle costruzioni.
Quelle ombre su Renato Schifani...
di Lirio Abbate
Dice il pentito Spatuzza che il presidente del Senato, in passato legale di boss, avrebbe fatto da tramite tra i Graviano e Berlusconi. I pm cercano riscontri
Ci sono ombre inquietanti che si dipanano nel passato del presidente del Senato Renato Schifani. Eda questa oscurità sembrano spuntare di tanto in tanto spettri che avvolgono la vita personale e professionale degli ultimi trent'anni dell'avvocato e senatore eletto nel collegio siciliano di Altofonte- Corleone sotto l'insegna di Silvio Berlusconi. Su questo passato ancora poco chiaro il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è stato molto preciso: «Sappiamo che, secondo molti testimoni, l'avvocato Schifani aveva rapporti con ambienti pericolosi. E il suo ruolo andava ben oltre la semplice assistenza legale. Sono ombre che non lasciano tranquilli». LEGGI TUTTO
Il Senato della Repubblica |
Ci sono ombre inquietanti che si dipanano nel passato del presidente del Senato Renato Schifani. Eda questa oscurità sembrano spuntare di tanto in tanto spettri che avvolgono la vita personale e professionale degli ultimi trent'anni dell'avvocato e senatore eletto nel collegio siciliano di Altofonte- Corleone sotto l'insegna di Silvio Berlusconi. Su questo passato ancora poco chiaro il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è stato molto preciso: «Sappiamo che, secondo molti testimoni, l'avvocato Schifani aveva rapporti con ambienti pericolosi. E il suo ruolo andava ben oltre la semplice assistenza legale. Sono ombre che non lasciano tranquilli». LEGGI TUTTO
Palermo come un cimitero per la protesta dei precari della scuola
Tombe finte, fiori e lumini in piazza Politeama: "Non abbiamo altri mezzi per far sentire la nostra voce contro i tagli scolastici". Il sottosegretario all'Istruzione: "Dal governo risorse aggiuntive". Due manifestanti insistono con lo sciopero della fame
PALERMO - Manifestazione dei precari della scuola nel pomeriggio, a Palermo. Un sit-in è stato organizzato in piazza Politeama, trasformata per l'occasione in un cimitero, con tanto di tombe finte, fiori e lumini. L'iniziativa è stata promossa dal Coordinamento precari Scuola per protestare contro i tagli degli organici del personale docente e Ata. "Abbiamo fatto una scelta dura che ci metterà a rischio, ma non abbiamo altri mezzi per far sentire la nostra voce e andremo fino in fondo con coraggio e dignità. Domani inizieremo uno sciopero della fame davanti al ministero della Pubblica istruzione. Chiederemo al ministro Gelmini di fare marcia indietro sul decreto che distrugge la scuola pubblica in Sicilia, con il taglio dei docenti e del personale amministrativo", dice Caterina Altamore, una dei manifestanti, che da giorni insieme ai colleghi precari sta protestando davanti all'ufficio scolastico provinciale di Palermo. "La scuola pubblica - aggiunge Altamore - è una grande risorsa per la Sicilia e per il Paese. Ieri l'incontro con il Presidente della Regione non è stato facile, abbiamo apprezzato il suo interesse e la sua disponibilità ad affrontare il problema. Gli chiediamo un impegno forte e concreto per il ritiro della riforma 133, per una scuola a tempo pieno e quindi la stabilizzazione di tutti i precari". Salvo Altadonna, uno dei due precari della scuola al decimo giorno di sciopero della fame, ha ribadito che la protesta "andrà avanti a oltranza".
26/08/2010
mercoledì, agosto 25, 2010
I nostri sondaggi. Per il 60% dei lettori il ministro Maroni a Corleone ha fatto solo passerella
Maroni in "passerella" a Corleone |
Mafia, dallo Stato 100 milioni per i beni confiscati. "Ma bisogna presentare progetti che pensino al futuro"
L'inaugurazione del laboratorio della legalità |
Il Giornale di Sicilia, 25 agosto 2010
MA LA BOTTEGA DELLA LEGALITA' DI CORLEONE
POTRA' DAVVERO REGGERSI IN PIEDI DA SOLA?
MA LA BOTTEGA DELLA LEGALITA' DI CORLEONE
POTRA' DAVVERO REGGERSI IN PIEDI DA SOLA?
Sanità in Sicilia, rottura tra medici e assessore. "La riforma mette a rischio la salute"
di GIOVANNI SCARLATA
I sindacati bocciano le piante organiche disegnate da Russo: "Esuberi e possibile diminuzione dei ricoveri". Bocciate anche le possibili 2.900 assunzioni "È solo una mossa pre-elettorale"
Possibili esuberi per circa 3.500 medici in tutta la Sicilia, liste d'attesa destinate ad allungarsi, reparti che saranno costretti a chiudere e perfino il rischio di bloccare i ricoveri nei fine settimana per ridistribuire il personale in altri reparti. Questo è l'allarme lanciato da Anaao Assomed, Cimo, Aaroi, Cgil Medici, Anpo Ascoti Fials medici, Fvm, Fesmed e Uil Medici al termine dell'incontro svoltosi ieri all'assessorato regionale alla Salute per discutere le linee guida per la formazione delle piante organiche delle aziende sanitarie della Sicilia. I sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione del personale medico almeno fino al 7 settembre, giorno in cui ci sarà un vertice fra le segreterie delle organizzazioni sindacali che non escludono la possibilità di uno sciopero a carattere regionale. "Non si può fare una riforma che va contro i medici. Russo si rifiuta di ascoltarci". Così Renato Costa, segretario regionale dei medici della Cgil, giudica il decreto emanato dall'assessore regionale Massimo Russo sulle piante organiche. Per la Cgil, infatti, sono molti i punti poco chiari del provvedimento pubblicato il 13 agosto. Dito puntato soprattutto contro l'annuncio di 2.900 assunzioni, giudicato una mossa elettorale. "È impossibile che si possano assumere quasi tremila persone quando il decreto non le prevede - continua Costa - sarebbe opportuno smetterla di fare annunci e dedicarsi alla realtà. Non è un problema che riguarda solo i lavoratori ma anche la qualità del servizio che si offre ai siciliani. Prima di deospedalizzare bisogna intervenire sulla medicina territoriale o la gente non avrà come curarsi". Il fatto è che nel decreto firmato da Russo si prevedono 2.900 assunzioni, ma si annunciano anche esuberi che possono andare da 580 fino a 3.500 unità. Sono cifre, queste, che allarmano i sindacati. I quali paventano, proprio a causa dei tagli, ospedali meno sicuri, con personale ridotto all'osso e che non potranno fornire tutti i servizi necessari. Ne è convinto, per esempio, Angelo Collodoro dell'Anpo Ascoti Fials medici, che punta il dito sulla confusione che il decreto potrebbe creare nelle strutture ospedaliere quando si tratterà di stabilire in concreto il personale in esubero per ciascun reparto. "Russo ha approntato un decreto che lascia la discrezionalità di spalmare gli esuberi tra i vari reparti ai direttori generali, dunque a personale non medico. Questo va bene quando si tratta di una catena di montaggio ma non in un settore altamente specializzato come quello medico", dice Collodoro. Predica calma Claudio Barone, segretario regionale della Uil: "La riorganizzazione della sanità siciliana deve procedere il più velocemente possibile ma con il pieno coinvolgimento di medici e sindacati. Con il governo non è rottura ma per ottenere risultati positivi è necessario un dialogo vero".
(La Repubblica, 25 agosto 2010)
I sindacati bocciano le piante organiche disegnate da Russo: "Esuberi e possibile diminuzione dei ricoveri". Bocciate anche le possibili 2.900 assunzioni "È solo una mossa pre-elettorale"
L'assessore Massimo Russo |
(La Repubblica, 25 agosto 2010)
Melfi, operai: "Non ci fanno entrare, ma restiamo sempre dietro i cancelli". I vescovi plaudono all'intervento di Napolitano
I tre operai licenziati davanti ai cancelli di Melfi |
MELFI - I tre operai che la Fiat di Melfi non intende far lavorare nonostante una sentenza ne disponga il reintegro annunciano che continueranno a presentarsi tutti i giorni ai cancelli della fabbrica, anche se l'azienda dovesse mantenere ferma la propria posizione fino a quando si concluderà il processo d'appello. "Non entreremo neanche oggi in fabbrica ma saremo qui ogni giorno, al turno delle ore 14: ci aspettiamo novità positive per domani", hanno detto Giovanni Barozzino e Antonio Lamorte. Lamorte, parlando con i giornalisti, ha sottolineato "l'importanza delle dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, sulla necessità che le sentenze dei giudici siano rispettate, anche se non piacciono". Ma ancora maggiore, ha affermato Barozzino, è la soddisfazione per la lettera che il presidente della Repubblica Napolitano ha loro inviato ieri, rispondendo dopo poche ore al loro appello: "Provo ancora una sensazione bellissima al pensiero che il presidente della Repubblica ha risposto alla nostra lettera. Lo ringraziamo profondamente e speriamo che il suo intervento serva a sbloccare questa vicenda". "L'intervento del presidente Napolitano è stato nobilissimo, rapido, incisivo e lucido". E' quanto ha detto mons. Giancarlo Maria Bregantini, Presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. "L'azienda - ha aggiunto - ha dei compiti e degli obblighi non solo di natura economica ma anche di natura personale. Poi c'è la funzione sociale, cioè la responsabilità verso la persona e l'ambiente, quindi la dignità di fronte a Dio". Alla luce dunque della dottrina sociale della Chiesa, conclude il prelato, si può dire "che l'azienda stia compiendo un errore etico".
(La Repubblica, 25 agosto 2010)
Minacce mafiose al senatore Giuseppe Lumia e al sindacalista della Cgil Vincenzo Liarda: Finirete come Falcone"
La lettera di minaccia a Lumia e Liarda |
Petralia Sottana (Pa): busta con bossoli diretta al senatore del Pd e il sindacalista della Cgil Vincenzo Liarda. Dentro le foto dei giudici uccisi dalla mafia e un messaggio molto chiaro
PALERMO - Una lettera di minacce al senatore del Pd Beppe Lumia e al sindacalista della Cgil Vincenzo Liarda è stata recapitata stamani alla Camera del lavoro di Petralia Sottana (Pa). La busta non era timbrata. Nella missiva sono attaccati ritagli di giornali sulla vicenda del feudo Verbumcaudo e due bossoli P38. Nella lettera compaiono anche tre scritte, nella prima si legge, "Morte a Lumia e Liarda", accanto uno stralcio di giornale che riportava la foto del senatore del Pd su su cui era stata disegnata una croce. Inoltre, entrambi i cognomi del parlamentare e del sindacalista erano segnati con una croce. Nella seconda scritta, "Questi sono veri e bastano per farvi stare zitti per sempre", in riferimento ai bossoli, e infine "Non siete così importanti ma solo mezze cannucce, ma vi finirà peggio di loro", con a fianco le foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E' la terza lettera minatoria recapitata in tre mesi al sindacalista, responsabile della Cgil a Polizzi Generosa, che con il senatore Lumia è impegnato nel riutilizzo del feudo Verbumcaudo, confiscato al boss mafioso deceduto, Michele Greco, e affidato al Comune. La prima lettera spedita al sindacalista, inviata tra fine aprile e inizio maggio, conteneva due proiettili e l'invito a non occuparsi più dell'assegnazione alla comunità del feudo per scopi sociali. La seconda busta è stata recapitata a casa del sindacalista, conteneva polvere da sparo, ed era rivolta anche al senatore Lumia. Per sostenere la battaglia del sindacalista, centinaia di persone, lo scorso 16 giugno, parteciparono all'occupazione simbolica del fesudo Verbumcaudo, organizzata dalla Cgil e dalla Flai. 24/08/2010
LA SOLIDARIETA' DI CRACOLICI E FARAONE
LA REAZIONE DEL SENATORE LUMIA
martedì, agosto 24, 2010
Dietro le minacce ai tre agenti della Catturandi c'è l'ombra di Messina Denaro
Agenti della Catturandi di Palermo |
di SALVO PALAZZOLO
"Che bei mariti avete, che belle famiglie". Intimidazioni e agenti trasferiti, ma la squadra non si ferma. Ormai ha un solo obiettivo: il super ricercato. La telecamera di sorveglianza di un negozio ha ripreso l'auto sulla quale è salito lo sconosciuto che ha avvicinato la moglie di un ispettore nei giorni scorsi
Hanno fermato la moglie di un ispettore della squadra Catturandi con una scusa: "Signora, può darci un'informazione?". Erano in tre, su un'auto. Uno è sceso. In mano teneva delle fotografie. "Che bei mariti avete - ha esordito - che belle famiglie". E intanto, scorreva le immagini. Era l'inizio di agosto. In quelle foto non c'erano soltanto il marito della donna e i suoi familiari, ma anche altri tre poliziotti della sezione Catturandi della squadra mobile di Palermo. Come anticipato da Repubblica nei giorni scorsi, l'ispettore e la sua famiglia sono stati già trasferiti d'urgenza in una località segreta. Adesso, si apprende che ci sono anche altri investigatori nel mirino. Tutti fanno parte dello storico gruppo che ha arrestato il gotha di Cosa nostra: da Salvatore Lo Piccolo a Mimmo Raccuglia e Gianni Nicchi. Da gennaio, la Catturandi di Palermo ha ormai un solo obiettivo: il boss trapanese Matteo Messina Denaro, latitante dal 1994. Alcune di quelle fotografie mostrate alla moglie dell'ispettore sono state scattate davanti alla squadra mobile, probabilmente proprio dopo gli ultimi arresti, quello di Raccuglia o di Nicchi, avvenuti fra il 15 novembre e il 5 dicembre dell'anno scorso. Si vedono i poliziotti mentre ritornano dal blitz. Evidentemente, qualcuno li spiava già da tempo. E non ha esitato a confondersi fra i giovani che esultavano davanti alla Mobile. La telecamera di un negozio ha ripreso l'auto con i tre misteriosi uomini che si allontanano a velocità. Purtroppo, le immagini hanno una risoluzione scadente, non è stato dunque possibile risalire al numero di targa. Gli investigatori della Mobile continuano a cercare. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dal sostituto Francesca Mazzocco. In questi giorni, si riesaminano anche le dichiarazioni del confidente che a luglio aveva svelato ai carabinieri del Ros di alcuni progetti di attentato proposti dagli "emergenti" dei clan palermitani: nel mirino erano stati indicati la squadra mobile e il palazzo di giustizia di Palermo. Dopo quelle rivelazioni era partito un fonogramma di allerta dal Viminale. La fonte riferiva che di quei progetti di attentato si sarebbe discusso durante un summit alla stadio della Favorita. Presente anche Matteo Messina Denaro: la fonte sostiene che il boss trapanese si oppose al ritorno degli attentati. Di più non sappiamo. Sull'attendibilità della fonte l'intelligence antimafia si è divisa. Anche in Procura ci sono valutazioni diverse. Di certo, però, all'inizio di agosto, i poliziotti della Mobile di Palermo sono finiti nel mirino con un'azione a sorpresa. Una coincidenza inquietante. Qualcuno ha pedinato e fotografato l'ispettore della Catturandi mentre usciva dalla squadra mobile, mentre faceva la spesa con i suoi familiari. Lui adesso è lontano da Palermo: "Non mi lascerò intimidire - ha detto a un amico prima di partire - nessun poliziotto di Palermo farà mai un passo indietro". Per i ragazzi e le ragazze della Catturandi l'ultima indagine - quella su Messina Denaro - è già da tempo molto di più che la solita caccia al superlatitante. Da gennaio - da quando il capo della Catturandi, Mario Bignone, ha scoperto di avere un tumore - questa indagine è stata una lotta per la vita. In un letto d'ospedale, all'indomani dell'operazione di Bignone, è nato il gruppo speciale "Messina Denaro", di cui fanno parte anche gli investigatori della squadra mobile di Trapani, della sezione Criminalità organizzata di Palermo e del servizio centrale operativo. Mario Bignone non ce l'ha fatta, è morto il 21 luglio. Adesso, i suoi ragazzi vogliono portare a termine la sua indagine.(La Repubblica, 24 agosto 2010)
Famiglia Cristiana critica Berlusconi: "Dimezza la Costituzione, comanda solo lui!"
Il settimanale dei paolini contro il Cavaliere: "Dimezza la costituzione, comanda solo lui. Chi dissente va distrutto".
ROMA - Famiglia Cristiana attacca. Il Pdl risponde. La regola del ''berlusconismo''? Per il settimanale dei paolini il ''metodo'' seguito con l'ex direttore di Avvenire Dino Boffo parla chiaro: ''Chi dissente, va distrutto''. La Costituzione dimezzata. E' il titolo dell'editoriale di "Famiglia Cristiana", in edicola da domani. Nell'articolo Beppe Del Colle prende di mira il presidente del Consiglio e le sue recenti esternazioni sui "formalismi costituzionali". ''Berlusconi ha detto chiaro e tondo che nel cammino verso le elezioni anticipate - qualora il piano dei cinque punti non riceva rapidamente la fiducia del Parlamento - non si farà incantare da nessuno, tantomeno dai 'formalismi costituzionali'". Un'affermazione che, prosegue il settimanale dei paolini, contraddice il dettato della Carta. "Così lo sappiamo dalla sua viva voce: in Italia comanda solo lui, grazie alla 'sovranità popolare' che finora lo ha votato. La Costituzione in realtà dice: 'La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione'. Berlusconi si ferma a metà della frase, il resto non gli interessa, è puro 'formalismo'''. L'affondo si fa più duro quando si parla del mondo cattolico. "La discesa in campo in Berlusconi", scrive Del Colle, "ha avuto come risultato quello che nessun politico nel mezzo secolo precedente aveva mai sperato di spaccare in due il voto cattolico, (o, per meglio dire, il voto democristiano)". La regola del berlusconismo sembra avere una regola: "se promette alla Chiesa di appassionarsi (soprattutto con i suoi atei-devoti) all’embrione e a tutto il resto, con la vita quotidiana degli altri non ha esitazioni: "il metodo Boffo" (chi dissente va distrutto) è fatto apposta.
La copertina di Famiglia Cristiana |
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto ai tre operai Fiat
Napolitano con gli operai Fiat |
Campi di lavoro antimafia. E' iniziata la vendemmia a Canicattì
Si vendemmia... |
Jacopo e Valentina
Corleone 23 agosto 2010
A proposito dei costi della politica: quanto costa il Comune di Palermo?
Il sindaco di Palermo Diego Cammarata |
24/08/2010
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