|
Nichi Vendola |
Il governatore della Puglia si è candidato alle primarie del centrosinistra. Ha davvero speranze di unire l'opposizione per le prossime elezioni? Tra un mese compirà 52 anni: un ragazzo, per le medie della politica italiana. Ragazzo lo era veramente la prima volta che divenne deputato: a 34 anni, nelle liste di Rifondazione Comunista, che aveva contribuito a creare uscendo dal Pci in dissenso con la svolta di Achille Occhetto. Era un'altra Italia, quella in cui Vendola divenne onorevole: c'erano la Dc e il Psi, c'era la prima Repubblica, Berlusconi non era ancora «sceso in campo». Ma nel giro di pochi anni il giovane deputato pugliese - politicamente una creatura di Pietro Folena - iniziò a volare da solo: dichiaratamente gay, comunista, cattolico, era una figura un po' marziana nel palazzo romano, ma capace di conquistarsi una popolarità sorprendente, fino alla vittoria al fotofinish nelle primarie per la Puglia, e poi quella ancor più risicata (ma storica) per la carica di governatore, contro il berlusconiano Raffaele Fitto. Da allora, un crescendo: con la creazione delle Fabbriche di Nichi (la cosa più simile che si sia vista in Italia all'organizzazione territoriale di Obama), la nuova travolgente vittoria alle regionali (nonostante D'Alema) e adesso la candidatura ufficiale per guidare il centrosinistra: l'unico segno di vita dato dall'opposizione mentre si va disfacendo il Pdl. Eppure gli ostacoli non mancano: Vendola è alla guida di un partito minuscolo (Sinistra Ecologia e Libertà, neppure rappresentato in Parlamento), ha contro i vertici del Pd (perché mai un partito che punta al 30 per cento dovrebbe cedere la candidatura a una compagine che vale un decimo dei suoi consensi?), difficilmente verrebbe accettato come candidato premier dalla fascia più moderata dell'opposizione, quella che secondo Bersani è indispensabile per sottrarre voti al centrodestra. Che speranze ha quindi, Nichi Vendola? Può veramente diventare il candidato premier del centrosinistra o è destinato s "bruciarsi" in poco tempo?
L’Espresso, 19 luglio 2010
Nessun commento:
Posta un commento