lunedì, luglio 19, 2010
"In Via d'Amelio non solo mafia". Battaglia nel Pdl. Gelo di Dell'Utri
PALERMO - Gianfranco Fini attacca su Mangano, l’ex stalliere di Arcore condannato per mafia. «Non è un eroe», dice a Via D’Amelio a Palermo, nel giorno del diciottesimo anniversario della strage nella quale fu ucciso il giudice Paolo Borsellino. E subito arriva la reazione del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, autore della ormai celebre definizione di Mangano come eroe: «Che rispondiamo a fare al presidente Fini...Non dare una risposta, in questi casi, è la risposta migliore», dice l’esponente del Pdl, che non fa marcia indietro sullo stalliere di Arcore :«Io non so più come dire, come far capire, che questa storia non la si è voluta capire. So bene che altri sono gli eroi rispetto a Mangano. Ho solo detto che questa persona, Mangano, si è comportata da eroe nei miei confronti, non accettando di confermare accuse che mi riguardavano, che lui sapeva essere infondate. Solo questo». Tornando a Fini, la giornata palermitana del presidente della Camera era partita con una contestazione del popolo delle «Agende rosse», poi rientrata e sfociata in applauso non appena Fini ha detto che cosa pensasse di Mangano. Ma Fini non si è fermato a questo: parlando delle indagini sulla strage di via D’Amelio ha aggiunto che «oggi è ancora più doveroso essere impegnati perché sta emergendo dalla procura di Caltanissetta che in via D’Amelio non fu solo mafia. Individuare eventuali collusioni e complicità è un dovere assoluto che va al di là di ogni divisione politica». E ancora: «Sapere che sulle indagini ci sarebbero stati depistaggi mi suscita indignazione». Ai ragazzi delle Agende rosse, che si schierano con il «Sì a Fini e no a Schifani», assente alla cerimonia, il presidente della Camera ha detto che «bisogna avere rispetto delle istituzioni, anche se in alcuni casi ci sono uomini che non sempre sono all’altezza del ruolo che ricoprono». Infine, il presidente della Camera ha ricordato gli insegnamenti di Leonardo Sciascia: «Ricordatevi di lui - dice rivolto ai ragazzi - che aveva visto tante cose giuste, ad esempio sui professionisti dell’antimafia». Tra i manifestanti si alza un coro: «Presidente, di professionisti dell’antimafia qui non ce ne sono». E Fini non si sottrae a chi lo esorta a impedire l’approvazione della legge sulle intercettazioni: «Lo vedete cosa sta facendo il Parlamento, apportando modifiche al ddl?». Accesa da Manfredi Borsellino, il figlio del giudice ucciso, la prima fiaccola che dà inizio al corteo promosso da Giovane Italia e dalle associazioni che danno vita al forum «XIX Luglio», Fini si schiera in prima fila. Una manifestazione - a differenza del precedente «faccia a faccia» con il popolo delle «agende rosse», che si svolge in silenzio, senza clamori né polemiche.
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