di Giorgio Pecorini
«Non è un'accusa nuova», osserva Roberto Saviano replicando a Berlusconi che gli rimprovera di diffamare l'Italia denunciando e documentando i crimini della mafia italiana, oltrettutto neppure la prima, a giudizio del nostro presidente del consiglio, nella classifica internazionale.
Saviano ha ragione: ecco l'attacco della lettera pastorale indirizzata per la Pasqua 1964 dal cardinale Ernesto Ruffini ai fedeli e al clero della sua diocesi, quella di Palermo, e anche «a tutti i siciliani»: «In questi ultimi tempi si direbbe che è stata organizzata una grave congiura per disonorare la Sicilia, e tre sono i fattori che maggiormente vi hanno contribuito: la mafia, Il Gattopardo, Danilo Dolci». La lettera proseguiva precisando le tre specifiche imputazioni: la mafia, per essere considerata tipico prodotto siciliano mentre «la realtà che ne costituisce il significato esiste un po' dovunque». Il Gattopardo, perché invece di sottolineare «la bontà semplice e robusta, il senso dell'onore, il forte attaccamento alle più pure tradizioni cristiane e altri pregi» del popolo siciliano ne dà un «quadro assai spiacevole dipingendo le miserie che lo affliggevano nell''800». Danilo Dolci, perché con libri e conferenze «fa credere che qui, nonostante il senso religioso e la presenza di molti sacerdoti, regnino ancora estrema povertà e somma trascuratezza da parte dei poteri pubblici».
Chissà se Berlusconi sa di questo precedente, per lui di certo lusinghiero. Quanto a Saviano, complimenti ulteriori: non poteva augurarsi compagnia migliore!
Nessun commento:
Posta un commento