di GIUSEPPE BALDESSARRO
Nel Vibonese vendetta di alcuni membri delle organizzazioni criminali dopo il divieto, emanato dalla Diocesi, di partecipare al rito pasquale. Il comune di Sant'Onofrio è stato sciolto lo scorso anno per infiltrazioni mafiose
SANT'ONOFRIO (VIBO VALENTIA) - Il ruolo di "portatori" era sempre stato in gran parte dei picciotti dei clan della 'ndrangheta. Erano loro a portare sulle spalle le statue della Madonna Addolorata, di San Giovanni e del Cristo Risorto la domenica di Pasqua. Per la tradizionale "Affruntata" gli uomini della 'ndrina si vestivano a festa e si presentavano in chiesa per la processione. Con la spavalderia di chi "chiama a sé" il consenso popolare. Per i "novizi" della cosche era una sorta di debutto in società. Un appuntamento importante per la comunità cattolica del paese, ma anche un'investitura di boss e gregari, di capi e killer. Tutti in strada, piegati sotto il peso del "Santo". Era così a Sant'Onofrio, ed è così in molti comuni calabresi. LEGGI TUTTO
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