Così è nato il libro "Don Vito", le relazioni segrete tra Stato e mafia nel racconto di un testimone d'eccezione, che ripercorre i misteri d'Italia
ROMA - Quando Vito Ciancimino morì, ucciso non si sa da quale malessere, era il novembre del 2002 e stava dedicando gran parte del suo tempo alla ricostruzione della sua scandalosa vita. Daquando era uscito dal carcere, cioè da due anni, metteva ordine nella gran mole di carte, appunti, memoriali, vecchi documenti che avrebbero costituito le «pezze d’appoggio» per la realizzazione di un libro che aveva intenzione di scrivere con l’aiuto del figlio Massimo. Era un chiodo fisso, per don Vito, il ricorso alla scrittura. Già qualche anno prima aveva messo insieme un «malloppo » enorme che, nelle sue intenzioni, doveva costituire una meticolosa e pignola autodifesa rispetto alle accuse allora mosse dal giudice Giovanni Falcone. LEGGI TUTTO
ROMA - Quando Vito Ciancimino morì, ucciso non si sa da quale malessere, era il novembre del 2002 e stava dedicando gran parte del suo tempo alla ricostruzione della sua scandalosa vita. Daquando era uscito dal carcere, cioè da due anni, metteva ordine nella gran mole di carte, appunti, memoriali, vecchi documenti che avrebbero costituito le «pezze d’appoggio» per la realizzazione di un libro che aveva intenzione di scrivere con l’aiuto del figlio Massimo. Era un chiodo fisso, per don Vito, il ricorso alla scrittura. Già qualche anno prima aveva messo insieme un «malloppo » enorme che, nelle sue intenzioni, doveva costituire una meticolosa e pignola autodifesa rispetto alle accuse allora mosse dal giudice Giovanni Falcone. LEGGI TUTTO
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