di Salvo Palazzolo
I tre direttori dello stabilimento di Palermo condannati in tribunale perché ritenuti responsabili di 36 morti per tumore. Un'altra inchiesta della Procura, che sta esaminando altri 100 casi, mette sotto accusa anche i vertici nazionali per la mancata adozione di misure di sicurezza. Maxirisarcimento per l'Inail e le famiglie degli operai
E' stata una strage silenziosa quella che si è consumata negli ultimi trent'anni ai Cantieri navali di Palermo, avvolti da una nube di amianto. Per il tribunale del capoluogo siciliano, le responsabilità sono da attribuire alla gestione degli ex vertici di Fincantieri, che non avrebbero adottato tutte le misure di sicurezza necessarie: il giudice Gianfranco Criscione ha condannato i direttori dello stabilimento palermitano, che si sono alternati fra il 1970 e gli anni Novanta. Sette anni e 6 mesi sono stati inflitti a Luciano Lemetti, 6 anni a Giuseppe Cortesi, 3 anni ad Antonino Cipponeri. Le accuse contestate erano quelle di omicidio colposo plurimo e lesioni gravi colpose, per 37 decessi e 24 casi di tumori gravi: dal primo reato, sono cadute quattro ipotesi (il giudice ha ritenuto che i decessi non fossero da attribuire all'amianto); il secondo reato è stato spazzato via dalla prescrizione. I tre ex dirigenti usufruiranno poi dell'indulto, che sconta la condanna di tre anni. Ma nessuno sconto arriverà sui risarcimenti: la sentenza stabilisce che Lemetti, Cortesi e Cipponeri debbano pagare all'Inail una maxi provvisionale che ammonta complessivamente a 4 milioni e centomila euro, è solo un'anticipazione del risarcimento che verrà poi quantificato dal giudice civile. Un'altra provvisionale, per un milione e mezzo di euro, è stata decisa in favore delle famiglie degli operai. Provvisionali esecutive anche per l'associazione "Esposti amianto" (10.000 euro), Fiom Cgil (7.500 euro), Legambiente (7.500), Medicina Democratica (7.500) e Camera del lavoro di Palermo (7.500), tutti parte civile. Nel processo erano imputati, ma solo di lesioni, i legali rappresentanti di due ditte dell'indotto Fincantieri, la Blascoat srl e la cooperativa Rinascita Piacentini, Giuseppe Scrima e Salvatore Grignano: anche per loro il giudice ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
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