La Procura di Palermo ha disposto la scarcerazione dopo 11 anni e 5 mesi del pentito che raccontò di un incontro tra il senatore Dc e il boss Bontade. Il collaboratore di giustizia era condannato per omicidio e traffico di droga e avrebbe dovuto scontare 17 anni
PALERMO - Fu l'accusatore di Giulio Andreotti nel processo per mafia a Palermo. Raccontò di un incontro tra il senatore e il boss Stefano Bontade. Ed ora il collaboratore di giustizia, Francesco Marino Mannoia, 59 anni, che vive in Usa dal 1990, già condannato per omicidio e traffico di droga, è un uomo libero. La procura generale di Palermo ha accolto la richiesta del suo legale ed ha effettuato il cumulo delle pene, ha fatto i conti e gli ha applicato gli sconti e i condoni. Mannoia avrebbe dovuto scontare 17 anni. Ma è ritornato in libertà dopo aver scontato 11 anni e cinque mesi. Il provvedimento sarà consegnato nei prossimi giorni al pentito. Mannoia testimoniò anche nel processo contro il boss John Gotti, condannato all'ergastolo dal tribunale di New York. Il collaboratore, detto il chimico per la sua attività nella raffinazione dell'eroina, inizio a parlare con il giudice Giovanni Falcone l'8 ottobre del 1989. Il 23 novembre successivo a Bagheria i killer inviati dai boss corleonesi gli massacrarono la sorella Vincenza, la madre Leonarda e la zia Lucia. Quattro anni fa gli fu proposto di uscire dal programma protezione con una buonuscita da un milione di euro. Ma lui rifiutò e preferì conservare lo stipendio dello Stato italiano.
11/02/2010
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