di Carmine Saviano
Chiedono a Fiorello di non fare più pubblicità per la Fiat. Di aiutarli, di fare qualcosa per Termini Imerese. Sono operai dello stabilimento e semplici cittadini siciliani. Un network di alcune migliaia di persone che sta utilizzando Facebook per far arrivare allo showman il suo appello. "Caro Fiore, da siciliano non dovresti fare spot per l'azienda che sta per mandare a casa più di duemila nostri conterranei". Un aiuto chiesto con speranza e fiducia: "Dacci una mano, dillo chiaro e forte che sei dalla nostra parte". Sul web i primi messaggi iniziano a diffondersi già dal 27 gennaio. E' il giorno in cui Sergio Marchionne annuncia, con un telegramma, la sospensione delle attività produttive a Termini Imerese. Il commento di uno degli operai, Gino Cosenza, è subito ripreso da centinaia di utenti. E viene condiviso sulla pagina Facebook dedicata a Fiorello: "Lavoro allo stabilimento Fiat e dopo 13 anni mi stanno per licenziare. Interrompi la pubblicità, ti prego. So che hai un contratto, ma pensa anche a noi, a 2200 lavoratori che stanno per essere sbattuti fuori". E' il via. In poche ore nascono alcuni gruppi che crescono giorno dopo giorno. Fino a raggiungere quasi le cinquecento unità ciascuno. C'è chi chiede a Fiorello un gesto simbolico, magari "una sospensione momentanea della pubblicità". E chi ricorda in quale contesto ci muoviamo: "Fiore, sai cosa significa licenziare quegli operai? Significa, in un territorio governato dalla mafia, mandare per strada 2200 famiglie". Non mancano gli appelli in dialetto: "Nun fari u surdu all'appellu de Siciliani". La maggioranza degli utenti, però, confida nell'appoggio di un artista molto seguito: "Ti amiamo per quello che sei. Se puoi, fai qualcosa per noi".L'appello a Fiorello è solo l'ultima delle proteste digitali degli operai di Termini Imerese. Molto attivo il gruppo "No Termini Imerese, No acquisti Fiat", che si propone di boicottare l'azienda di Torino. E di ricordare a Marchionne e a Montezemolo "la vita difficile di migliaia di siciliani che nel corso degli anni hanno lasciato la propria terra per fare la vostra fortuna".
(La Repubblica, 10 febbraio 2010)
Nessun commento:
Posta un commento