Se tutti gli altri fanno un passo indietro, i pochi che restano ostinatamente a fare i cani da guardia corrono più pericolo, sono isolati e possono essere neutralizzati nelle forme più spicce e brutali, con la violenza e nei casi estremi perfino con l'omicidio, come dimostrano, nel modo più eloquente, le storie dei nove giornalisti uccisi in Italia (otto in Sicilia e uno in Campania) mentre raccontavano l'altra faccia della mafia, quella più sanguinosa e brutale, quella della contaminazione con la politica e con il mondo degli affari. Vittime dimenticate dei quali spesso non si ricordano neppure i nomi: Cosimo Cristina (1935-1960), Mauro De Mauro (1921-1970), Giovanni Spampinato (1946-1972); Giuseppe Impastato (1948-1978), Mario Francese (1925-1979), Giuseppe Fava (1925-1984), Mauro Rostagno (1942-1988), Giuseppe Alfano (1945-1993). Giancarlo Siani (1959-1985). Voglio ricordarli con le parole pronunciate all'ultimo congresso della FNSI (Castellaneta Marina, 26-30 novembre 2007) dal segretario generale uscente Paolo Serventi Longhi e da Sergio Zavoli, un maestro del giornalismo italiano, che li hanno ricordati dicendo che, insieme a tutti i cronisti che rischiano ogni giorno l'incolumità personale per tenere la schiena dritta, "sono l'onore del giornalismo italiano". LEGGI TUTTO
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