Sentendosi braccato, prima dell'arresto Raccuglia ha deciso di lasciare il baglio di Calatafimi e trasferirsi in città, ma ha commesso l'errore di mantenere intatta la rete di fiancheggiatori. Il gip rinvia la decisione di convalida del fermo
PALERMO - Prima di spostarsi nel covo di via Cabasino, dove è stato arrestato, il boss latitante Domenico Raccuglia si sarebbe nascosto in un baglio in contrada Pantano, sempre a Calatafimi. Un casolare immerso nella campagna, con una dozzina di stanze, diverse finestre e sentieri attraverso cui tentare la fuga. Il baglio, o mannara come lo chiamano nel Trapanese, è di proprietà di un parente di Benedetto Calamusa, uno dei due favoreggiatori del capomafia di Altofonte. Un parente con precedenti per mafia la cui posizione è attualmente al vaglio degli inquirenti. I poliziotti della Squadra mobile di Palermo e dello Sco, il Servizio centrale operativo, da giorni tenevano sotto osservazione la casa di campagna. Raccuglia avrebbe commesso un errore fatale: quello di mantenere intatta la rete dei postini che si occupavano di smistare e ricevere la sua corrispondenza. Tutti uomini di Calatafimi e Camporeale, nel trapanese. Il latitante aveva capito di essere braccato, e per questo motivo si sarebbe trasferito in paese. Sono antichi i rapporti fra il boss di Altofonte e il gruppo. Già il pentito Giovanni Brusca aveva raccontato di summit e incontri, datati 1997, nella zona di Castellammare alla presenza di Mimmo Raccuglia. A fine ottobre i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo avevano perquisito anche la casa della moglie del boss, in Corso Piano Renda, ad Altofonte. Nel piede di un letto avevano trovato 12 mila euro in contanti. Il gip di Trapani Massimo Corleo si è riservato la decisione sulla convalida dell'arresto del boss Domenico Raccuglia, finito in manette domenica, dopo 13 ani di latitanza. Il magistrato scioglierà la riserva domani, decidendo contestualmente anche sull'eventuale misura cautelare da adottare nei confronti del capomafia. Sempre alla prossima udienza, il gip si dichiarerà incompetente, visto che al reato di detenzione illegale di armi, che ha motivato l'arresto in flagranza, è stata aggiunta l'aggravante del favoreggiamento alla mafia, che fa passare la competenza alla Dda e all'ufficio del gip di Palermo. Come aveva fatto ieri davanti al giudice del capoluogo siciliano, anche davanti al magistrato di Trapani, Mimmo Raccuglia si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una volta trasmesso il fascicolo a Palermo, i pm della Dda hanno 20 giorni per chiedere la rinnovazione della misura cautelare.
18/11/2009
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