Venerdì scorso in consiglio comunale si è discussa la relazione annuale del sindaco Nino Iannazzo sullo stato di attuazione del suo programma amministrativo. Per oltre tre ore i sette assessori (mamma mia, quanti sono!) e il sindaco ci hanno raccontato del “paese delle meraviglie” che è diventato Corleone da quando amministrano loro (e ormai sono a metà mandato…). Una Corleone che è diventata “città della legalità” (basta scriverlo sulla carta intestata…), città delle opere pubbliche realizzate, città del lavoro per i giovani e i disoccupati, città dello sport, della cultura e del tempo libero.
Insomma, “una città (come la famosa isola) che non c’è”. Iannazzo e i suoi hanno rappresentato una città che esiste solo nella loro fantasia. Camminando per le strade (spesso sporche e intasate da un traffico caotico), s’incontrano tanti giovani disoccupati, tanti emigrati che sono tornati da Reggio Emilia, da Torino o dalla Germania, perché nemmeno lì c’è più lavoro. Si vedono i cassonetti stracolmi d’immondizia, la raccolta differenziata ferma allo o,00%, le bollette salate dell’acqua svenduta ad APS in cambio di qualche “piatto di lenticchie” (leggi “assunzioni clientelari di amici e parenti). Si vede la villa comunale nell’abbandono, il parco della rimembranza ogni anno più spelacchiato, le strade piene di scaffe e buche, il caseificio e il mercato ortofrutticolo mai messi in funzione, i beni comunali abbandonati o “regalati” ai privati. Per non parlare dei finanziamenti perduti: quelli per la ristrutturazione del monastero della Maddalena, dove doveva sorgere il Commissariato di Polizia, una parte di quelli per la messa in sicurezza e la ristrutturazione del vecchio ospedale dei Bianchi, quelli per il rifacimento di Corso dei Mille, piazza Falcone e Borsellino e via Bentivegna. Sindaco, deve uscire di più dal “Palazzo” e stare in mezzo alla gente: solo così potrà comprendere i problemi dei cittadini. Altrimenti, avrà sempre di più la sensibilità della regina di Francia Maria Antonietta, quella che diceva: “Se il popolo non ha più pane, che mangi le brioches!”. (d.p.)
LA LETTERA. Biagio Cutropia: "Corleone è sofferente..."
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