Il presidente del Centro Maurizio Artale: "C'è ancora molto da fare"
Centinaia di persone hanno partecipato ieri sera a Palermo alla fiaccolata in memoria di padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia il 15 settembre di 16 anni fa. Alla manifestazione, organizzata dal Centro Padre Nostro, fondato da don Puglisi e dalla parrocchia di San Gaetano, erano presenti tra gli altri il presidente del Consiglio comunale, Alberto Campagna, il parroco Maurizio Francofonte, monsignor Di Vita, in rappresentanza della Conferenza episcopale siciliana, e diverse associazioni cattoliche. Tanti anche i bambini e i giovani che hanno partecipato all'iniziativa. La fiaccolata è partita da piazzale Anita Garibaldi, dove è stato ucciso il sacerdote. Poi, il corteo ha attraversato il quartiere di Brancaccio per raggiungere il centro polisportivo, in via San Ciro, dove proprio ieri i responsabili hanno trovato il portone divelto e hanno denunciato il furto di alcuni attrezzi da lavoro. "Partendo dal luogo dell'eccidio di padre Puglisi, vogliamo portare avanti il suo messaggio, la sua luce che deve cambiare il quartiere dove lui è ancora molto ricordato e amato anche da chi non lo ha conosciuto", ha detto padre Francofonte durante la fiaccolata. Il presidente del Centro Maurizio Artale ha sottolineato che "dalla morte di padre Puglisi moltissimo è cambiato ma ancora c'è molto da fare. I progetti da lui voluti, il centro polisposrtivo e quello per anziani, vedranno la luce solo entro la fine di quest'anno, e sedici anni per realizzarli sono troppi, troppi per dare una risposta a chi è stato ucciso anche per questo". Oggi, alle 18, in cattedrale, l'arcivescovo Paolo Romeo celebrerà una messa. In serata, alle 21, al Centro Polivalente sportivo di Brancaccio si esibiranno Lello Analfino e Lino Costa, dei Tinturia. Interverranno Sasà Salvaggio e Massimo Minutella. Nell'occasione sarà presentata la canzone "L'aquila maestra", dedicata a padre Pino Puglisi, composta dai volontari del Centro Padre Nostro e cantata dai ragazzi di Brancaccio.
(La Repubblica, 15 settembre 2009)
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