CORLEONE – I poliziotti della squadra investigativa del Commissariato P.S. di Corleone erano certi che in quei capannoni di contrada “Malvello”, avrebbero trovato una piantagione di cannabis. Ma è stato grande il loro stupore, quando si sono trovati davanti ad una delle più grandi coltivazioni di marijuana mai scoperta negli ultimi anni. All’interno di 8 capannoni, dotati di un moderno impianto di irrigazione, alimentato dalla rete di distribuzione del Consorzio “Alto e Medio Belice”, cresceva rigogliosamente una vera e propria “foresta” di piante di cannabis, alcune alte fino a 6 metri. I poliziotti avevano circondato la zona, sorprendendo il tunisino Thabet Ahmid, di 49 anni, residente a Partinico, intento ad innaffiare le piante di cannabis. Da un primo approssimativo conteggio, pare che le piante di cannabis fossero circa 6.000. Da ciascuna di esse è ricavabile circa 4 chilogrammi di prodotto finito (marijuana), per un peso complessivo di circa 24 quintali, che avrebbero fruttato nella vendita al dettaglio circa 2 milioni e mezzo di euro. Anni fa, su questo terreno, la cooperativa “La Corleonese” aveva realizzato delle serre per la coltivazione del “babaco”. Ma l’esperimento fallì e adesso questi beni sono amministrati da un curatore giudiziario, in attesa della vendita all’asta. L’extracomunitario, sorpreso nella piantagione, è stato arrestato con l’accusa di produzione non autorizzata di sostanza stupefacente e tradotto nel carcere dell’Ucciardone di Palermo. In una stanzetta della costruzione attigua alle “serre”, la polizia ha trovato un cucinino, un piatto ancora pieno di pasta e della salsa; in un’altra stanza, delle sigarette con filtro vuote, pronte per essere riempite di marijuana; ad una parete l’immaginetta di S. Leoluca, protettore di Corleone. Contrada “Malvello”, in territorio di Monreale, si trova a pochissimi chilometri da Corleone. È sempre stata una terra molto fertile, gran parte della quale nelle mani delle più potenti “famiglie” mafiose del quadrilatero Corleone-Roccamena-Camporeale-S.Giuseppe Jato. Adesso la polizia sta indagando per risalire ai proprietari delle “serre di marijuana” e per individuare i canali commerciali che consentivano lo smaltimento di un così grande quantitativo di “erba”. Nessuno ha dubbi che debba trattarsi di personaggi affiliati alle cosche della zona o che godono della loro “protezione”. Nella giornata di ieri le piante sono state estirpate, caricate su 8 camion e trasportate presso un forno inceneritore della per distruggerle.
Dino Paternostro
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