I pentiti lo chiamano il “ministro degli esteri” di Cosa nostra. Salvatore Miceli era sempre in viaggio. E quando tornava in Sicilia i padrini più in vista se lo contendevano a cena. Qualcuno l’aveva soprannominato “la gallina dalle uova d’oro”, perché le sue relazioni con i trafficanti calabresi, e per il loro tramite, con i narcos sudamericani, erano fonte di sempre nuovi affari. Eppure, qualcuno in Cosa nostra cominciava a guardarlo con sospetto. All’i nizio degli anni Novanta, Giovanni Brusca, anche lui aspirante trafficante internazionale di droga, andava dicendo in giro che Miceli aveva fatto scomparire una grossa partita di droga, e chiedeva alla Cupola che fosse ucciso. LEGGI TUTTO
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