di DINO PATERNOSTRO
Nonostante l’art. 24 dello statuto comunale stabilisca che «il presidente del consiglio rappresenta l'intero consiglio comunale, ne garantisce il buono andamento, ne tutela la dignità del ruolo e ne assicura l'esercizio delle funzioni allo stesso attribuite…», l’attuale presidente Mario Lanza (Pdl) sa fare bene solo il “cane da guardia” della maggioranza di centrodestra, anche a costo di gravissime violazioni regolamentari. Le prove? Eccole! Lo scorso 5 giugno, cinque consiglieri comunali (chi scrive, Salvatore Schillaci, Leo Colletto, Franco Di Giorgio e Lillo Marino) hanno presentato, ai sensi e per gli effetti dell’art. 7, punto 1), del Regolamento dei lavori consiliari, la richiesta di convocazione del consiglio comunale con all’ordine del giorno l’approvazione della mozione di censura al sindaco per la “svendita” del servizio idrico e di rivendicazione del valore dell’acqua come bene pubblico. Data l’importanza dell’argomento, i cinque consiglieri hanno chiesto che la seduta si potesse svolgere in villa comunale, per favorire la massima partecipazione dei cittadini. L’art. 7 del Regolamento prevede che «per i motivi di cui ai punti 1 e 2 la riunione del Consiglio deve avere luogo entro 20 giorni dalla richiesta». Cioè, dovrebbe avere luogo entro il prossimo 25 giugno. Lanza, invece, proprio oggi 22 giugno ha convocato la seduta per il prossimo 1° luglio, 6 giorni dopo il termine ultimo imposto dal Regolamento. E, tra l’altro, non l’ha convocato per discutere e approvare la mozione sull’acqua, ma solamente per decidere il luogo dove tenerla. Siamo, cioè, ancora ai preliminari. Confessiamo che il dott. Mario Lanza non finirà mai di stupirci. Credevamo che avesse una certa dose di onestà intellettuale. Ma, purtroppo, non è così. Ha sicuramente abbondanti dosi di cinismo e di ipocrisia politica. All’opposizione dice che capisce, che condivide, ma poi gli ordini li prende dal sindaco Nino Iannazzo. Anche a costo di violare clamorosamente il Regolamento dei lavori consiliari, anche a costo di marce indietro indecorose. E pur di allontanare il più possibile il momento della resa dei conti davanti all’opinione pubblica sulla scelta dell’Amministrazione Iannazzo di svendere il servizio idrico ad Acque Potabili Siciliane in cambio di un miserabile piatto di lenticchie! Aspettiamo ancora che il sindaco ci comunichi i nomi delle “lenticchie” in cambio delle quali ha “regalato” sorgenti e rete idrica ad APS. Aspettiamo di vedere se APS comunica al sindaco i nomi dei dipendenti assunti a Corleone. E aspettiamo ancora che sindaco e assessori giurino sul loro onore che non hanno avuto assunti parenti e amici.
P.S. Aspettiamo anche che, in un sussulto di dignità politica, il presidente del consiglio comunale, Mario Lanza, si renda conto della gravissima violazione del Regolamento consumata, chieda scusa al Consiglio e rassegni le sue dimissioni. Se non lo farà spontaneamente, chiederemo l’intervento dell’Assessorato Regionale agli Enti Locali. (d.p.)
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