Mi è stato notificato lunedì 4 maggio 2009, da parte del Prefetto di Palermo, il rigetto della mia istanza di revoca del provvedimento di "avviso orale", che era stato emesso nel settembre 2008 dal Questore di Palermo e contro cui avevo già presentato ricorso al Questore medesimo, ricorso già rigettato. Con questo ulteriore rigetto le due massime cariche istituzionali dello Stato Italiano presenti a Palermo hanno confermato la fondatezza di un provvedimento che mi mette in mora per tre anni, in quanto sospetto di comportamenti antigiuridici, dando facoltà alle autorità competenti di procedere, senza ulteriori avvisi, al mio deferimento al tribunale per le misure di prevenzione. La natura subdola del provvedimento è che esso è cogente nel senso che produce degli effetti, pur non producendo atti concreti immediati, lesivi delle mia libertà personale. Insomma è una minaccia incombente con la quale devo misurarmi nei prossimi anni. La cosa incredibile e grave di tutto ciò è che "l'attività socialmente pericolosa" che mi viene imputata e che fa scattare questo provvedimento è l'essere io considerato il promotore delle riunioni pubbliche realizzate negli ultimi tre anni. Cosa che, come ho avuto modo di dire e ribadire, mi gratifica e mi inorgoglisce, anche se sproporzionata rispetto alla realtà. Non sono proprio il promotore di tutto in questa città! Ora non mi rimane, per oppormi a questo provvedimento grave e grottesco, che ricorrere al TAR e alla Presidenza della Repubblica, cosa che intendo fare perchè non accetto, da parte di nessuno, alcuna forma di condizionamento e di limitazione della mia battaglia civile e sociale. Sono Certo che avrò tutti voi al mio fianco.
Pietro Milazzo
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