Nonostante la pioggia, a Corleone il Carnevale… è andato. La gente si è divertita, è scesa in piazza. Tante ragazze e tanti ragazzi si sono impegnati a preparare carri, costumi e gruppi in maschera. Ma tutto sarebbe potuto andare meglio senza la presenza “ingombrante” e “ossessiva” degli amministratori comunali sul palco, perfettamente a loro agio nei panni di buffoni (come se fosse la loro vera pelle!). Ma la vocazione al clientelismo volgare non ha avuto un attimo di tregua nemmeno la sera di martedì grasso. E, tra una risata e l’altra, e tra la risibile affermazione che questo sindaco e questi assessori sanno lavorare seriamente (Dove? Quando?) e sanno anche ridere e scherzare (ma solo questo!), ecco il tocco d’artista: “Informiamo tutti i gruppi del Carnevale che già i mandati di pagamento sono in banca e domani potrete riscuotere i contributi”. Vero è (lo dicevano i latini) che “semel in anno licet insanire” (una volta l’anno è consentito fare cose da pazzi), ma dovrebbe esserci un limite, no? Sembra, invece, che in questa Corleone del Terzo Millennio sia davvero tutto lecito. Persino che oltre 200 ditte corleonesi da due anni aspettino invano il pagamento di fatture per beni e/o servizi venduti al Comune, mentre - scavalcando tutti (vedremo la motivazione che hanno trovato) - si paghino in tempo reale i contributi per il Carnevale. I governati siciliani storicamente sono stati sempre bravi a dare ai sudditi “feste, farina e forca”. Questi che attualmente alloggiano a Palazzo Cammarata non saranno capaci di dare farina, non sono così malvagi da dare forche, ma le feste quelle sì. A bizzeffe. Per non far pensare.
(Ph. Dialogos Corleone. Il falò "ru nannu e ra nanna" e i "riavulicchi" che danzano)
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