PALERMO - "A sedici anni di distanza dalla morte di mio padre, a Barcellona Pozzo di Gotto, siamo stati spettatori dell'ennesima beffa perpetrata alla sua memoria". Alza la voce Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe, ucciso dalla mafia l'8 gennaio del 1993, e presidente dell'Associazione nazionale familiari vittime di mafia. "Durante la commemorazione, affollata oltre che da tanti cittadini per bene, anche dai soliti 'amici' di boss e magistrati corrotti presenti per poter riportare le notizie ai loro padroni, un volgare personaggio ha apostrofato mio padre con epiteti poco garbati. Tutto questo accadeva sotto gli occhi indifferenti di forze dell'ordine. Le stesse forze dell'ordine che pochi giorni fa, ad Agrigento, hanno aggredito e sequestrato un ragazzo la cui unica colpa è stata quella di ricordare al sindaco di Salemi i reati commessi. Il messaggio è che è possibile offendere un giornalista ucciso dalla mafia per aver difeso i valori di questo Stato ma non è altrettanto possibile ricordare a un pregiudicato i suoi reati poichè, a quanto pare, un truffatore dello Stato merita più rispetto di un giornalista morto in nome della nostra libertà".
NELLA FOTO: Beppe Alfano
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