dal nostro inviato
ATTILIO BOLZONI
"Non ho problemi a parlare di mafia, ma temo di essere interpretata male. Ora vorrei una vita normale"
CORLEONE - Comincia a parlare anche di quando erano tutti fantasmi, latitanti in Sicilia. Lei con sua madre Ninetta, con i fratelli Gianni e Salvo, con la sorella Lucia. E con suo padre Totò Riina: "Chi eravamo, noi lo sapevamo da sempre: noi lo sapevamo che eravamo latitanti. Da quando io mi posso ricordare, l'ho sempre saputa questa cosa che mio padre era ricercato e che noi dovevamo scappare perché lo cercavano, perché mio padre era accusato di tutti questi omicidi". Ricorda ancora di quella vita in fuga: "Per me però era una cosa che era al di fuori da quello che vedevo io o che sentivo in tv. Era una cosa lontana da quello che vivevo nella mia famiglia". Parla Maria Concetta Riina, la figlia del capo dei capi di Cosa Nostra. Per la prima volta si fa intervistare da Repubblica e si concede alle nostre telecamere per raccontare suo padre, l'uomo più pericoloso d'Italia per un ventennio, il mafioso che è stato catturato - il 15 gennaio del 1993 - dopo un quarto di secolo di omicidi e trame. LEGGI TUTTO
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