Non sembra finire mai questa telenovela sul difensore civico, Antonino Tito. L'opposizione lo contesta sin dal suo insediamento e un giorno sì e l'altro pure ne chiede le dimissioni. L'ultimo siluro è contenuto in una mozione di sfiducia presentata nei suoi confronti dal capogruppo del Pd Davide Faraone che il Consiglio comunale deve ancora discutere. L'irriducibile rivale di Tito, l'avvocato Lino Buscemi, aspetta l'esito del ricorso al Cga. Insomma, grane a questo contestato difensore civico non ne mancano, anche se l'interessato continua imperterrito per la sua strada, incurante delle critiche e del significativo agnosticismo della maggioranza, tant'è che Tito a fine estate scorsa si è pure concesso una missione di servizio e di studio a Buenos Aires. Lo stesso non lesina qualche querela agli organi di stampa. Ne sa qualcosa il censore della «casta» Gian Antonio Stella, che è stato appunto querelato per un velenoso articolo apparso tempo fa, a sua firma, sul Corriere della Sera. L'esito della querela? L'archiviazione. Nell'ordinanza del giudice Silvana Petromer del Tribunale di Milano si legge, tra l'altro, che «L'articolo in contestazione ha riportato notizie vere; infatti Tito Antonino era stato candidato alle elezioni regionali del 2001 e quindi sussisteva causa di ineleggibilità alla carica di difensore civico del Comune di Palermo, tant'è che solo successivamente alla pubblicazione (aprile 2006) dell'articolo, il Tar Sicilia ha disposto l'annullamento del bando nella parte ove era prevista detta causa di ineleggibilità; Borzachelli Antonio era candidato nella stessa lista di Tito Antonino e gravato da procedimento penale; sussisteva – si legge ancora nell'ordinanza – un interesse pubblico alla conoscenza dei fatti, considerata la rilevanza della carica di difensore civico».
Michele Russotto
La Sicilia, 18 gennaio 2009
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