I sindacati: "Medici e infermieri costretti a comprarle di tasca propria". Sotto accusa anche la situazione dell´edilizia ospedaliera
Strutture inadeguate e reparti privi del materiale sanitario di uso quotidiano. E ancora apparecchiature diagnostiche obsolete che comportano continui «fermi tecnici». In un documento firmato da cinque rsu, tra le quali anche Cgil, Cisl e Uil, le organizzazioni dei lavoratori sparano a zero sulla gestione dell´Azienda ospedaliera Policlinico. «Nonostante le numerose denunce sulla grave situazione di degrado e di abbandono in cui versa il Policlinico - scrivono in una nota le rsu di Cgil, Cisl, Uil, Confsal federazione Snals Università Cisapuni e Csa della Cisal Università - ad oggi nulla è cambiato. L´attuale management aziendale è incapace di affrontare e risolvere i gravi problemi che mortificano la dignità professionale dei lavoratori». Secondo i sindacati nei reparti «manca il materiale sanitario di uso quotidiano, guanti, siringhe, elettrodi, materiale di pulizia e primari, medici e personale sono costretti a comprarli pagando di tasca propria». Le rsu di Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Cisal denunciano poi «l´obsoleta edilizia ospedaliera, i continui guasti all´apparecchiatura diagnostica che costringono l´azienda a ricorrere ad altre strutture sanitarie per assicurare ai propri pazienti l´esecuzione di esami diagnostici fondamentali». Se la prendono poi «con l´affidamento di incarichi all´esterno» mentre «non è stato ancora stabilizzato il personale precario, e non vengono erogati i buoni pasto». Le rsu chiedono al rettore Roberto Lagalla di intervenire «convocando con urgenza un tavolo di crisi permanente per affrontare la crisi». Il commissario dell´azienda Antonella Bullara ha ascoltato nei giorni scorsi le organizzazioni dei lavoratori: «C´è una comunione di intenti con i sindacati - dice - I problemi che loro rappresentano non sono certo nuovi. La struttura è del 1930 ed effettivamente è al collasso. Insieme con il rettore abbiamo accelerato la fase di gara per l´aggiudicazione del progetto di ristrutturazione dell´azienda attraverso il mutuo di cento miliardi concesso nel 1992 dalla Cassa depositi e prestiti. Il ritardo nell´aggiudicazione della gara ci ha portati al limite. E poi c´è il piano di rientro che ci ha costretto a fare i conti con scarsissime risorse finanziarie. Condivido l´idea dei sindacati della convocazione di un tavolo di crisi permanente».sa. s.
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