«Un appello che mi sento di rivolgere alle diocesi italiane, sempre sensibili ai problemi della Terra Santa, è di gemellarsi con la piccola Chiesa di Gaza. Non abbiamo gemellaggi con nessuna parrocchia o diocesi, sarebbe un gesto altamente significativo che legherebbe Gaza all'Italia e l'Italia a Gaza e che servirà a costruire un clima di fratellanza e di condivisione di cui abbiamo tanto bisogno». È questo l'appello lanciato dal parroco di Gaza, Manuel Musallam, alla Chiesa italiana. «I tank israeliani - aggiunge - non sono del tutto usciti da Gaza, ce ne sono ancora nel territorio vuoto della Striscia. Pensiamo di riaprire la scuola ma non possiamo rischiare di richiamare gli alunni fino a che la situazione non dia garanzia di stabilità e sicurezza. Apriremo la scuola il 24 gennaio, almeno questa è la nostra intenzione». Drammatica infine la testimonianza sui traumi e le ferite riportati in particolare dai più piccoli: «Oltre a ricostruire è importante assistere a livello psicologico e sanitario i bambini delle scuole materne ed elementari. Molti bambini hanno riportato nel conflitto ferite importanti, con tagli e mutilazioni. Le armi usate dall'esercito israeliano tagliavano le membra delle persone». «Ci sono molti disabili - ha detto ancora padre Musallam - bambini e adulti. I feriti sono oltre 5 mila e di questi la quasi totalità avrà danni permanenti ai piedi, alle mani, al ventre, persone che non potranno più lavorare, saranno disabili per tutta la vita».
22 gennaio 2009
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