CINISI - La nuova aula consiliare del Comune di Cinisi è stata intitolata a Peppino Impastato. L’iniziativa, impensabile fino a pochi anni fa, è partita dal sindaco, Salvatore Palazzolo e, giusto per fugare ogni dubbio, non è stata condivisa da molti. Lo stesso Sindaco ha parlato di “rigurgiti mafiosi” che ancora persistono a Cinisi, nonostante la volontà politica dell’amministrazione sia quella di far cambiare il paese. Un paese che è stato fortemente penalizzato dalla mafia, fin dalla realizzazione dell’aeroporto e dell’autostrada costruiti, perché la mafia li ha pretesi così, con una conformazione che cozza contro tutte le logiche urbanistiche. L’aeroporto con un accesso diretto e incontrollato al mare e separato dal paese, e l’autostrada allungata di parecchi chilometri per salvare dall’esproprio pezzi di terreno di proprietà degli “amici degli amici”. Funziona così, lo abbiamo sempre saputo. Alla cerimonia hanno partecipato il Presidente della Provincia, Giovanni Avanti, Giovanni Impastato, fratello di Peppino, i consiglieri comunali e gli alunni dell’Istituto Comprensivo, “G.Meli”, che formano il consiglio comunale giovanile. C’era anche Francesco Musotto, attuale deputato regionale dell’ Mpa. (...) Qualcuno dei “compagni” commenta amaro che Peppino, in una giornata come questa, si sarebbe fatto una gran risata. E’ vero, ma è vero che Peppino ci ha lasciato tante lezioni e tra le tante quella che la mafia si nutre di una forte simbologia per guadagnarsi il consenso sociale, senza il quale sarebbe ascritta come semplice organizzazione criminale. Il fatto che l’aula consiliare sia stata intitolata a lui contro il comune sentire della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica cinisense è un simbolo contro la mafia che ancora a Cinisi, come ricordava Giovanni Impastato, è presente visto che la latitanza dell’ultimo grande bosscatturato recentemente era coperta da persone insospettabili di Cinisi. Del resto la mafia ha voluto la morte di Peppino perché nutriva simboli contro di essa. Peppino non era custode di segreti vitali per la mafia, non era unmagistrato, né un poliziotto. Peppino sapeva parlare ed era pericoloso per questo, come Don Puglisi a Brancaccio.
13 dicembre 2008
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