CITTA' DEL VATICANO - Con un nuovo colpo a sorpresa del suo direttore Gian Maria Vian, l'Osservatore Romano é oggi tornato a stupire i suoi lettori, dedicando due pagine ai sessant'anni di Tex Willer, l'eroe dei fumetti inventato da Gian Luigi Bonelli. In prima, il giornale del Papa pubblica addirittura la riproduzione della copertina dell'albo speciale di settembre che raffigura il famoso cow boy abbracciato ad una giovane donna indiana. E sottolinea che Tex "conserva forte attualità nella sua veste di perenne difensore della giustizia, tra uomini diversi per razza, cultura e costumi". In un ampio articolo dedicato alla figura del ranger texano con la camicia gialla, protagonista ormai di oltre 600 avventure, il giornalista Roberto Genovesi ricostruisce la nascita del personaggio a fumetti, arrivato nelle edicole dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando un popolo italiano "stremato da un conflitto devastante dal punto di vista del sacrificio di vite umane ma anche sul piano morale" accoglie di buon grado "un giustiziere americano dalle idee chiare, capace di distinguere, 'senza se e senza ma', il buono dal cattivo". E' per questo, scrive l'Osservatore, che "Tex si dimostra subito un eroe interclassista. Piace agli operai, agli studenti, agli intellettuali e ai politici". Eppure, osserva il quotidiano della Santa Sede, Tex "non ha un carattere dalle mille sfaccettature, non ha una psicologia complessa e le sue azioni sono spesso dettate da scelte nette". Quel che conta, però, è che Tex è un "esempio di rettitudine morale, di fedeltà coniugale e di amore paterno", oltre che "portatore di comportamenti irreprensibili dettati da valori non negoziabili". Nelle storie di Tex Willer "il bene è sempre chiaramente distinguibile dal male e non vi sono mai strade alternative a quelle buone e giuste per raggiungere l'obiettivo finale". Per l'Osservatore Romano c'é poi un altro aspetto 'profetico' di Tex: "Egli è infatti il primo eroe dei fumetti che, in tempi non sospetti, si prodiga con i fatti per sdoganare un'idea nuova e molto più vicina alla realtà dei nativi d'America. Gli indiani, nelle storie a fumetti di Tex, non vengono quasi mai dipinti come macchiette". Tex, insieme ai suoi amici fidati, tutti esponenti di "culture di minoranza", è dunque un "simbolo vivente della condivisione tra due culture con un'apertura mentale davvero anticipatrice". Tutte buone ragioni per elogiare il cowboy più famoso del fumetto italiano, che evidentemente in Vaticano, tra tonache e 'segrete stanze', può contare su estimatori fidati e inaspettati, pronti a scommettere su di lui.
(ANSA - 2008-08-14 21:16)
Nessun commento:
Posta un commento