CORLEONE. In questa foto riposavano in piazza Falcone e Borsellino, a Corleone. Randagi, si. Erano cani randagi, cioè cani abbandonati da padroni… infedeli. Adesso "riposano" per sempre, sotto qualche metro di terra, perché qualche buontempone li ha avvelenati. Spaventavano anziani, donne e bambini questi cani. Si muovevano in branco e, a volte, ringhiavano ed abbaiavano, avevano fame. Bisognava fare qualcosa, certo. Bisognava (il comune di Corleone doveva) soccorrere questi randagi, portarli in un canile, dar loro da mangiare, lavarli, curare qualcuno malato. E lo stesso avrebbe potuto fare l'associazione animalista, che fino a qualche mese fa era convenzionata col comune. Ma la convenzione era scaduta…
Adesso i cani di piazza Falcone e Borsellino non ci sono più, ma ci sono altri randagi in paese che si muovono a branchi e fanno spaventare le persone. Che facciamo, avveleniamo pure loro? Oppure proviamo a ricoverarli in qualche canile, in qualche rifugio? Insomma, a fare qualcosa!?
Lunedì sera il consiglio comunale discuterà una proposta di regolamento per dare contributi ad associazioni animaliste, disponibili ad occuparsi dei cani randagi, sterilizzandoli per poi rimetterli in libertà (cioè, ributtarli in mezzo alla strada), e per dare contributi (100 euro una tantum) a privati disponili ad adottare cani randagi. Ma come li adotteranno, prendendoli dalla strada, senza sapere nessuna garanzia sanitaria? L'ideale sarebbe adottarli da un canile. Ma il canile non c'è e non si è mai pensato di costruirlo. Dal 2005 è stato avviato un progetto (un maxiprogetto di 700 mila euro) per trasformare l'ex mattatoio di contrada S. Lucia in un ambulatorio veterinario per sterilizzare e curare i cani randagi, con annessi box per la sosta temporanea, ma questo non è un canile.
I randagi, quindi, sterilizzati o meno, continueranno a gironzolare per Corleone, aspettando qualche… polpetta avvelenata e togliere il… disturbo.
d.p.
22 maggio 2008
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