Stragi anni Ottanta: la Cassazione rigetta tutti i ricorsi e conferma le condanne per i "padrini" siciliani (tra i quali Provenzano e Riina) imputati di decine di omicidi. Ergastolo anche per il killer di Libero Grassi, l'imprenditore che si ribellò al racket
ROMA - La seconda sezione penale della Cassazione ha confermato tutte le condanne per i capi di Cosa nostra imputati di decine di omicidi compiuti a Palermo dal 1981 al 1991. Confermata anche la condanna all'ergastolo per il killer dell'imprenditore catanese Libero Grassi ucciso il 29 agosto 1991 perché si era ribellato al racket delle estorsioni mafiose.La II sezione penale della Cassazione, presieduta da Giuseppe Cosentino, ha rigettato tutti i ricorsi dei 27 imputati, accogliendo le richieste del pg Mario Fraticelli, che aveva chiesto le conferme delle condanne della Corte d'appello di assise di Palermo all'ergastolo per gli omicidi (più di mille) compiuti dai boss della mafia, tra i quali Totò Riina e Bernardo Provenzano, nella guerra tra cosche durata dal 1981 al 1991.Una guerra tra cosche culminata nell'uccisione dell'imprenditore catanese antiracket Libero Grassi, che per primo si era rifiutato di pagare il pizzo, dando il via a una protesta contro il malaffare e la criminalità. Confermati anche i risarcimenti alle parti civili e la condanna al pagamento delle spese processuali per i 27 imputati.La ricostruzione dei delitti avvenuti in quegli anni è stata possibile grazie alle dichiarazioni di pentiti come Francesco Marino Mannoia e da ultimo Antonino Giuffrè. Sullo sfondo di questi 10 anni, la guerra tra la cosca di Riina e Provenzano, favorevoli a una linea stragista per gli obiettivi di Cosa nostra, e i vecchi boss Bontade e Inzerillo.Con la sentenza della Cassazione si chiude l'ultima tranche del processo per gli omicidi degli anni 80 nato dalle dichiarazioni rese a Giovanni Falcone da Tommaso Buscetta nel primo maxi-processo a Cosa nostra.
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