SCIACCA – E’ morto in piedi Accursio Miraglia, perché non voleva vivere in ginocchio. E’ morto per i suoi contadini di Sciacca, che nel secondo dopoguerra, con la cooperativa “La Madre Terra”, rivendicavano la concessione delle terre incolte o malcoltivate degli agrari. La mafia, gli agrari (e forse i neofascisti e i servizi segreti americani) gli hanno sparato la sera del 4 gennaio 1947, mentre stava rincasando. Era segretario della Camera del lavoro e della sezione del Partito Comunista Italiano. Giovedì 10 gennaio, a 61 anni dalla morte, è stato ricordato nella sua città, con una manifestazione organizzata dalla “Fondazione Miraglia”, presieduta da Nico, figlio di Accursio.
La manifestazione è iniziata con la proiezione della docu-fiction di Carlo Lucarelli e Giuliana Catamo, realizzato per la trasmissione di Raitre “Blu notte”, dedicata ad Accursio Miraglia”. Subito dopo, hanno preso la parola i consiglieri provinciali di Agrigento Di Paola e Lazzano, il senatore Montalbano, il vicesindaco di Sciacca Segreto e il segretario della Cgil di Corleone Dino Paternostro. Ma l’ospite d’onore della mattinata era don Luigi Ciotti, presidente di Libera. «Oggi ricordiamo Miraglia, un uomo che onora la terra di Sicilia. Ma questa è una terra fatta di uomini e di donne, che hanno pagato con la vita il coraggio di lottare per la libertà. Noi dobbiamo ricordarli tutti e per questo il 21 Marzo, primo giorno di Primavera, Libera li ricorda tutti», ha detto don Luigi. «Dobbiamo sconfiggere la malattia più grave che vedo in questo paese – ha aggiunto - e cioè la rassegnazione e l’indifferenza. Per questo dico che il problema siamo noi. Certo lo Stato deve fare il suo dovere, ma noi dobbiamo fare la nostra parte. E’ possibile che milioni di uomini siano sotto ricatto di poche migliaia di mafiosi? Usura, pizzo, caporalato non rendono liberi. Bisogna liberare la libertà. Ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte, dobbiamo rispettare le regole e si deve iniziare dalle piccole cose».
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