Don Cosimo Scordato, parroco della chiesa di S. Francesco Saverio |
di Don Cosimo
Scordato
e don Francesco Romano
e don Francesco Romano
Caro onorevole
Miccichè, abbiamo apprezzato il discorso pronunziato nel giorno del suo
insediamento a presidente dell'Assemblea Regionale; soprattutto condividiamo
con lei il desiderio di una Sicilia bellissima, per sviluppo e trasparenza, un
sogno alla cui realizzazione vorremmo tutti contribuire. Ma ci risulta
fortemente imbarazzante il passaggio nel quale lei afferma: «Sono assolutamente
contrario al taglio degli stipendi alti, ma da tempo il mondo ha dichiarato
fallito il marxismo: non tutti gli stipendi possono essere uguali, non tutto il
lavoro è uguale»; sottointendendo che va data rilevanza a meriti e
responsabilità diversi (se comprendiamo bene il testo). Noi
personalmente avremmo preferito focalizzare l'attenzione sui bisogni e i
diritti fondamentali di tutti i siciliani, senza dare precedenza a quelli
acquisiti dal personale regionale; comunque, se proprio vogliamo parlare di
merito, ci chiediamo quale merito ha maturato l'amministrazione regionale
(governo e parlamento siciliano) nella sua storia: la Sicilia è tra le ultime
regioni per il livello di occupazione e per la qualità delle infrastrutture
(ferrovie, strade, collegamenti…), con la pesante compromissione del turismo;
presenta gravi inefficienze nel servizio ospedaliero (con particolari criticità
nei pronto soccorso), spingendo molta gente a cercare cure fuori dall’Isola;
in
Sicilia, tante terre sono in stato di abbandono, non solo per il mancato
ricambio generazionale ma anche per la mancanza di una progettualità per lo
sviluppo autentico dell’agricoltura, salvo poche coraggiose iniziative; bassi
sono i risultati conseguiti nella qualità della vita, tanto più che in diverse
città ancora oggi non si riesce a risolvere il problema della raccolta dei
rifiuti. Visti i risultati dovremmo parlare di demerito e addirittura, ma è
solo una provocazione, dovremmo parlare di restituzione di stipendi e di premi
assegnati.
E poi, ci
chiediamo: è proprio vero che nei posti di responsabilità le persone siano
state scelte per competenza e professionalità, e non per appartenenza
clientelare, mentre tanti giovani plurilaureati, per farsi apprezzare devono
andare fuori dalla Sicilia?
Inoltre, se
proprio vogliamo parlare di merito, c’è la difficoltà di scegliere a chi dare
la precedenza; pensiamo allo stuolo di insegnanti che giorno dopo giorno
(soprattutto nei quartieri popolari) si trovano a portare avanti i ragazzi in
mezzo a tante difficoltà e qualche volta con rischio personale; pensiamo a
tutte le persone impegnate in lavori umili e anonimi, dalla pulizia delle
strade alla guida degli autobus, a tante persone che fanno i turni di notte;
pensiamo al personale ospedaliero che, spesso in condizioni veramente precarie,
porta avanti la responsabilità di salvaguardare la vita dei malati; pensiamo
agli stessi impiegati del servizio pubblico che dietro gli sportelli debbono
far fronte alle esigenze della gente; e come non ricordare i piccoli e medi
imprenditori che, spesso schiacciati dalle tasse e da una concorrenza spietata,
sono costretti ad abbassare la saracinesca vivendo tristemente in solitudine
personale e familiare la propria sconfitta.
Cosa possiamo
rispondere a tanti anziani che vivono con una pensione tra 600/800 euro; a
tanti giovani dei call center che si debbono accontentare di 1000 euro (o
spesso anche di meno!): ai lavoratori comuni che debbono sbarcare il lunario
con 1.200 euro mensili quando a certi impiegati pubblici e alla stessa classe
politica vengono garantiti dai 100.000 ai 400.000 euro l’anno? Non sarebbe
giusto che ci fosse una certa eguaglianza/perequazione (o almeno una distanza
minima) tra gli stipendi? Quel passaggio del suo discorso fa insinuare in noi
il sospetto che tante volte la classe politica e l’alta burocrazia (nonostante
la buona volontà di alcuni singoli) non sembra promuovere il bene comune e in
comune tra tutti i cittadini; piuttosto, sembra promuovere prevalentemente se
stessa. Con quanto detto, non intendiamo puntare il dito contro qualcuno in
particolare e siamo consapevoli che nel sistema dell’amministrazione regionale
si sono stratificate condizioni di vantaggio, se non proprio di privilegio che
offendono il lavoro quotidiano dei lavoratori comuni. Mentre le auguriamo un
buon lavoro, ci consenta di dirle che quel passaggio del suo discorso i
siciliani non se lo meritano!
GdS 21.12.2107
1 commento:
Parole degne di un francescano. Complimenti di cuore. Purtroppo il ricettore è immune e ancora peggio chi l'ha votato. Amen a tutta la Sicilia. Non vedo speranza di un miglioramento. Al peggio non c'è fine. In questo mondo.
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