Il sen. Michele Giarrusso del M5S |
GIARRUSSO , GAETTI ,
BUCCARELLA , CAPPELLETTI , MORRA , PUGLIA - Al Ministro dell'interno
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Premesso che per quanto risulta agli interroganti: si apprende da notizie di
stampa, diffuse dal quotidiano "la Repubblica" del 21 novembre 2015,
di presunti contatti di boss con l'attuale amministrazione comunale di Corleone
e dell'arresto dei cosiddetti "nuovi padrini", considerati gli eredi
di Riina, che avrebbero organizzato un incontro fra alcuni imprenditori romani
e il sindaco di Corleone, Leoluchina Savona, grazie ad un intermediario
d'eccezione, il fratello del primo cittadino, Giovanni Savona; dalle citate
notizie di stampa, si apprende, inoltre, delle indagini svolte dai Carabinieri
di Monreale e di Corleone, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di
Palermo, che avrebbero scoperto una cosca attivissima formata da 6 boss, in
grado di progettare, oltre ad estorsioni e danneggiamenti, anche omicidi; tra
questi, comparirebbero i nomi di Rosario Lo Bue capo del mandamento, Vincenzo
Pellitteri, Pietro Pollichino Roberto e Salvatore Pellitteri;
il suddetto
articolo informa che nell'atto d'accusa, firmato dal procuratore aggiunto
Leonardo Agueci e dai pubblici ministeri Demontis e Malagoli, ci sarebbe anche
un capitolo dedicato alle infiltrazioni nel Comune di Corleone; le
intercettazioni su cui riferisce l'articolo citato dimostrerebbero che i boss
di Corleone si sarebbero occupati di intrattenere rapporti con un gruppo di
imprenditori romani, interessati a raccogliere il latte della zona dell'Alto
Belice in un impianto di contrada Noce, di proprietà del Comune di Corleone;
tra l'altro i manager romani si sarebbero rivolti a Giovanni Impiccichè,
presidente del consiglio di amministrazione del "Consorzio per la tutela
dei formaggi tipici della provincia di Trapani"; inoltre, "la
Repubblica" evidenzia che nell'atto d'accusa i pubblici ministeri
affermano che: «Per favorire gli imprenditori romani, il sig. Impiccichè si
rivolgeva a Pietro Campo, esponente di vertice della famiglia mafiosa di Santa
Margherita Belice, il quale a sua volta decideva di avvalersi di Vincenzo
Pellitteri per la realizzazione del progetto»; secondo quanto riportato dalla
stampa, risulterebbe che la visita presso l'impianto lattiero di Corleone si
sarebbe svolta il 3 settembre 2014 e che ad accompagnare gli imprenditori
romani vi sarebbero stati, in prima fila, il boss Vincenzo Pellitteri, il
fratello del sindaco Giovanni Savona, il sindaco di Corleone, 2 imprenditori
romani, Giovanni Impiccichè e Sebastiano Tosto, quest'ultimo responsabile
dell'area palermitana del comitato esecutivo del distretto lattiero-caseario
regionale; anche se poi l'affare non si realizzò, la Procura scrive che «la
vicenda comunque conferma il vincolo associativo che lega gli indagati, e la
loro capacità di condizionamento territoriale ed ambientale»; considerato che
secondo quanto risulta agli interroganti: l'indagine dei Carabinieri denominata
operazione "Grande Passo", conclusasi nel settembre del 2014, ha
permesso di far luce sul nuovo assetto di "Cosa nostra" tra Corleone
e Palazzo Adriano ed ha visto l'arresto del signor Antonino Di Marco,
dipendente comunale di Corleone e custode del campo sportivo, considerato dagli
inquirenti un fedelissimo di Riina al vertice dell'attuale mandamento di
Corleone; secondo gli investigatori, il signor Di Marco sarebbe riuscito a
creare un sistema illecito d'assegnazione degli appalti comunali, favorendo
aziende vicine a "Cosa Nostra" e imponendo agli imprenditori
affidatari l'assunzione di personale scelto dai clan, percependo per regola non
meno del tre per cento sull'importo totale dei lavori; inoltre, il custode del
campo sportivo di Corleone, per i suoi affari, si sarebbe servito di altri
soggetti, residenti nel vicino Comune di Palazzo Adriano, 4 dei quali sono
stati arrestati nel corso dello stesso blitz: gli operai Franco e Pasqualino
D'Ugo, manovalanza operativa del gruppo; Pietro Paolo Masaracchia detto
"l'ingegnere", impiegato forestale e cassiere della famiglia e
l'imprenditore edile Nicola Parrino, detto "svuota sacco",
luogotenente del custode Di Marco. Fra di loro, secondo i Carabinieri di
Corleone e del Nucleo investigativo di Monreale, vi sarebbe un sodalizio
criminale d'eccellenza consolidato tramite furti, danneggiamenti all'interno
dei cantieri, bottiglie incendiarie e richiesta di pizzo; il Comune di Corleone,
con delibera di Giunta comunale n. 154 del 2 ottobre 2015 ha conferito
l'incarico legale per costituzione di parte civile in procedimento penale nei
confronti del dipendente Antonino Di Marco allo Studio legale dell'avvocato
Stefano Siragusa di Palermo; inoltre, da recentissime notizie di stampa,
pubblicate il 4 giugno 2016, dal quotidiano "la Repubblica", si
apprende che l'ultima processione di San Giovanni Evangelista si sarebbe
fermata per un "inchino" davanti alla casa dove abita Ninetta
Bagarella, la moglie del capo di "Cosa Nostra" Totò Riina, sorella di
Leoluca Bagarella e cugina di Leoluca Grizzaffi, che risulterebbe essere
componente della Confraternita di San Giovanni e organizzatrice della
processione; considerato inoltre che a quanto risulta agli interroganti:
all'udienza del 12 ottobre 2015 il Comune di Corleone non si sarebbe costituito
parte civile nel procedimento contro il dipendente comunale Antonino Di Marco;
in data 18 gennaio 2016 si sarebbe insediata la Commissione ministeriale, composta
da 2 funzionari della Prefettura di Palermo, dai comandanti dei Carabinieri e
della Guardia di finanza e dal dirigente della Polizia di Stato di Corleone,
per verificare l'esistenza di infiltrazioni mafiose all'interno del Comune di
Corleone; risulta agli interroganti che la Commissione ministeriale avrebbe
concluso, da alcuni mesi, le indagini presso il Comune di Corleone, ma ad oggi
non se ne conosce l'esito, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo non
intenda riferire, quanto prima, l'esito delle indagini della Commissione
ministeriale in questione ed avviare il procedimento di scioglimento del
Consiglio comunale di Corleone per infiltrazioni mafiose; quali azioni si
intendano intraprendere per contrastare le evidenziate dinamiche di potere mafioso
e per individuare misure di sicurezza pubblica atte a garantire trasparenza e
libertà nella comunità corleonese.
http://stopmafia.blogspot.it/2016/07/interrogazione-sen-giarrusso-su-mafia_13.html?m=1
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