di NICOLA CIPOLLA
Il
Sole 24 Ore di giovedì 12 febbraio pag. 21, riporta i dati del Centro Studi ANIE che
parlano per l’Italia e per il 2014 di una potenza complessiva installata di
fotovoltaico tra i 400 e i 420 Mw (con un numero di impianti superiore a 50
mila, cioè di piccoli e volenterosi cittadini). Nel 2011 per effetto del Conto
Energia tedesco applicato anche in Italia erano stati installati 9.000 Mw
(Italia al primo posto nel mondo) scesi
a 3.500 nel 2012 dopo il blocco degli incentivi, operato dai governi, e a 1.364 Mw nel 2013. In pratica
l’Italia è scesa al di sotto di paesi
come l’Albania. Altro che confronto con la Germania che nelle energie
rinnovabili ha superato, mantenendo
anche nel 2014 e nel 2015 gli incentivi del Conto Energia, i 400 mila nuovi posti di
lavoro che rappresentano la base
sostanziale per il successo economico complessivo di questo paese.
La
caduta del prezzo internazionale del petrolio di oltre il 50% (da 115 $ al barile a 50), dall’estate 2014 ad oggi, farà
risparmiare alla bilancia commerciale italiana per il solo petrolio oltre 12 miliardi di
euro. Però sul prezzo al consumo dell’energia elettrica, del gas e della
benzina e degli altri carburanti, questo ribasso non produrrà proporzionali
riduzioni anche al netto dei carichi fiscali. Ciò significa in primo luogo che
l’ENI, l’Enel, la Snam, Terna e tutte le grandi multinazionali che si sono
impadronite a basso prezzo, dopo la privatizzazione imposta dalla UE, alla fine del secolo scorso di oltre
il 50% degli impianti elettrici con particolare riferimento a quelli
idroelettrici, saranno i principali beneficiari della favorevole riduzione
del costo internazionale del
petrolio (e quindi del gas e dell’energia elettrica). Fino ad oggi il costo
dell’energia in Italia (petrolio, gas, elettricità) superava del 30% quello
degli altri paesi della UE, del Giappone
e degli Stati Uniti. Poichè in questi
paesi la riduzione del costo del barile si ripercuoterà quasi integralmente
sul costo dell’energia ai consumatori, questa differenza del 30% è destinata ad aumentare, contribuendo
così ad un ulteriore difficoltà allo sviluppo economico del nostro paese.
Nel
dibattito in corso a livello nazionale e regionale questi aspetti della questione energetica non sono neanche
sfiorati. L’enfasi posta dal governo nazionale di Renzi e in Sicilia dal
governo Crocetta sui grandi benefici delle trivellazioni di ricerca e
coltivazione degli idrocarburi sono ridicolizzate dal fatto che la riduzione
del prezzo internazionale del barile di petrolio rende economicamente fuori di
ogni possibilità di rendimento gli eventuali investimenti in questo campo.
Nicola Cipolla
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