Un momento della seduta del consiglio del 3 gennaio scorso |
Carlo Vintaloro, assessore al turismo, allo sport e alla cultura, e Mario Lanza, presidente del consiglio comunale, l’avevano portata in aula ed illustrata ai consiglieri comunali come la soluzione che avrebbe fatto “piovere” milioni a palate sulla città di Corleone. Parliamo della proposta di delibera di “adesione al Distretto Turistico Palermo-Costa Normanna”, che il consiglio comunale (insolitamente convocato di mattina) ha trattato in sessione straordinaria ed urgente per l’intera giornata del 3 gennaio. Una strana urgenza, che ci aveva un poco insospettiti, anche perché il sindaco Nino Iannazzo (stranamente non presente in aula) nella lettera di trasmissione della proposta di delibera non accennava a nessuna particolare urgenza.
Facevamo notare questo al presidente Lanza, che s’innervosiva. Specie quando esprimevamo l’unico voto contrario ai motivi d’urgenza, nonostante la performance dell’assessore Vintaloro, che faceva i tripli salti mortali per convincerci dei grandissimi vantaggi che Corleone avrebbe avuto dall’adesione al Distretto Turistico in questione. Ma il bello doveva ancora venire. Prima di cominciare la trattazione del punto all’ordine del giorno, infatti, abbiamo chiesto il rinvio della seduta, con una motivazione ineccepibile. Abbiamo fatto presente, infatti, che la mattina del 3 gennaio ci eravamo recati all’ufficio di presidenza per consultare la documentazione relativa all’argomento all’ordine del giorno, ma i dipendenti non erano riusciti a trovare “le carte”. «Come possiamo esprimere consapevolmente una valutazione ed un voto, senza conoscere l’argomento?», abbiamo sottolineato. Apriti cielo! Il presidente Lanza ci accusava senza mezzi termini di avere assunto una «posizione strumentale». La segretaria generale, Sonia Acquado, chiamata in causa per un parere, ci rimproverava di non aver consultato la documentazione lunedì 2 gennaio. Atteggiamenti e posizioni «assolutamente non adeguate al ruolo» che ricoprono, come abbiamo avuto modo di osservare. Per fortuna della logica e del buon senso, sono intervenuti altri consiglieri della stessa maggioranza, che hanno riconosciuto il diritto dei singoli consiglieri di essere messi nelle condizioni oggettive di conoscere gli atti da trattare, per cui hanno proposto un rinvio della seduta alle 19.00 di sera, per darci il modo di leggere i documenti, approvato all’unanimità dal consiglio.
Di pomeriggio, leggendo le “carte”, non abbiamo potuto fare a meno di saltare dalla sedia. Ma come si poteva proporre una cosa simile? Gli amministratori e i consiglieri di maggioranza avevano (almeno loro) letto le carte?
In sostanza, approvando lo statuto e il regolamento del Distretto Turistico proposto, il Comune di Corleone si sarebbe impegnato a pagare una quota fissa annua di 5.000 euro, «salvo conguaglio finale, a valere sul versamento dell’anno successivo, sulle spese effettivamente sostenute nell’anno risultanti dal bilancio consuntivo del Consorzio». In sostanza, si sarebbe esposto il comune di Corleone al pagamento della quota parte di tutte le spese di funzionamento, a consuntivo, senza conoscere preventivamente l’ammontare di queste spese. Una pazzia politica, tecnico-finanziaria e giuridica, come annotavamo a margine della bozza di statuto. Anche perché lo statuto e il regolamento prevedevano un compenso per l’amministratore delegato del Distretto, gettoni di presenza per i consiglieri, consulenze ed assunzione di personale. Come dire, un assalto alle casse pubbliche – in controtendenza rispetto alle scelte di austerity nazionale e regionale - per preparare le prossime elezioni! Un assalto preparato dai soliti volponi della politica regionale, che hanno solidi referenti anche al comune di Corleone.
Bisogna dare atto – e l’abbiamo fatto pubblicamente in aula – che il dirigente del Comune, dott. Vincenzo Mannina, nella premessa della proposta aveva avuto la correttezza (e il coraggio) di sottolineare come la quota fissa annua da versare «non rispetta in alcun modo le proporzioni demografiche degli enti locali aderenti» (5.000 euro Corleone con 11.300 abitanti e 7.000 euro Palermo che di abitanti ne fa 800.000); «non esiste alcuna certezza sull’entità del versamento dovuto dal comune di Corleone», in quanto il conguaglio avverrà a consultivo sulle spese effettivamente sostenute (a proposito, il dott. Fabio Termine, responsabile del settore finanziario, come ha fatto ad attestare «la copertura finanziaria della spesa», dato che l’esatto ammontare della stessa si saprà solo a consultivo?); il compenso per l’amministratore delegato e i gettoni di presenza sono «in contrasto con le norme nazionali di cui all’art. 5 della Legge 122/2010»; «il personale del Consorzio andrebbe individuato esclusivamente tra i dipendenti degli enti aderenti…».
Abbiamo fatto notare tutte queste cose in aula. Abbiamo anche sottolineato che il comune di Palermo (che pure è indicato come "capofila" ed avrà il diritto di esprimere il presidente del Distretto) non ha ancora approvato la delibera. E l’assessore Vintaloro, a nome dell’amministrazione comunale, con una disponibilità stupefacente (pari alla voglia mattutina di approvare l'atto a tutti i costi) ha deciso di ritirare l’atto che avrebbe fatto piovere milioni di euro nelle casse comunali. Cos'è successo tra la mattina e il pomeriggio? Va dato atto che il presidente Lanza (e tanti altri consiglieri, che nemmeno avevano letto gli atti) ci ha ringraziati per lo studio attento dell’argomento e per aver evitato che il comune si cacciasse seriamente nei guai.
Alla fine (?) della storia, ci resta un solo “piccolo” dubbio: ma questi ci sono o ci fanno? Ancora non abbiamo trovato la risposta. (d.p.)
1 commento:
Siamo alle solite cose dei nostri politici.
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